Progettare, costruire e vivere in un ambiente sano: di questo si è discusso lo scorso 19 settembre al convegno “Edificio Salubre”, organizzato da Come Ristrutturare la Casa, Il Giornale del Termoidraulico, Imprese Edili e SAIE Bari nella sede del Gruppo Tecniche Nuove a Milano.
L’obiettivo? Come ha sottolineato in apertura di giornata Daniela Dirceo, direttore di Come Ristrutturare la Casa, è stato quello di “creare maggiore consapevolezza nell’utente finale rispetto a un tema importante e complesso come quello del benessere abitativo, grazie al contributo di tutti gli attori del processo che va dalla progettazione alla costruzione fino alla gestione dell’edificio”. E sono proprio l’esigenza di conoscenza, insieme alla necessità di un approccio multidisciplinare all’argomento, i temi emersi come dominanti dall’incontro.
La salubrità, un concetto tutto da scoprire
Per gli italiani, infatti, la casa è importante (lo pensa il 90%), tanto più in un momento come quello attuale in cui si passa sempre più tempo tra le mura domestiche, anche per lavorare (questo succede in 4 case su 10). Eppure ben il 48% è insoddisfatto della propria abitazione, per aspetti strutturali o ambientali (classe energetica, isolamento termico e acustico, qualità dei materiali, luminosità). “Il 41% degli italiani – ha commentato Paola Caniglia, Retail Director di Doxa – si dichiara più attento agli aspetti della casa legati alla salubrità rispetto a 5 anni fa e il 36% si dice molto preoccupato a riguardo, per motivi che vanno dallo stato degli impianti alla qualità dell’aria e alla mancanza di ventilazione, fino ad arrivare agli impianti di riscaldamento e condizionamento e alla qualità dell’acqua. Per coinvolgere e aumentare la consapevolezza, è bene però, più che attivare paure, spostare l’attenzione sul versante dei desideri”. Quindi non tanto sul “non voglio ammalarmi” (sebbene molte delle patologie di cui soffriamo, dal mal di testa fino a malattie gravi come tumori o affezioni cardiovascolari siano proprio di origine ambientale, come sottolineato da Fabrizio Pregliasco, specialista in virologia e direttore sanitario all’IRCCS Istituto Ortopedico Galeazzi ma sul “voglio un clima di benessere fisico e psicologico a casa mia”.
Inquinamento domestico
Agenzie governative e istituti di ricerca concordano: l’85% dell’inquinamento dell’aria nel nostro pianeta è all’interno di abitazioni, scuole e uffici cioè dentro i cosiddetti ambienti confinati. Come può succedere? Le fonti di inquinamento domestico sono molteplici: basti pensare ai prodotti chimici da materiali da costruzione e arredamento, oppure quelli utilizzati per le pulizie o di pitture e solventi, o ancora muffe, batteri, acari, funo di sigaretta, senza dimenticare il monossido di carbonio o i gas di combustione fossile da camini e stufe. Siamo praticamente circondati ma, come ha spiegato l‘ingegner Elena Formenti, è possibile rimediare. Per iniziare può bastare anche una pianta in casa, che sia tra quelle certificate come antismog: è tra i metodi passivi e naturali per combattere l’inquinamento indoor, insieme a una progettazione fatta seguendo i criteri della bioclimatica (ovvero l’architettura che mira a controllare il microclima domestico, ad esempio con accorgimenti per la localizzazione e l’orientamento dell’immobile) e all’utilizzo di filtri naturali. Tra i metodi attivi, invece, un sistema di ventilazione e di ricambio e pulizia di aria progettato correttamente, o ancora la VMC (ventilazione meccanica controllata) o l’aspirazione centralizzata. Si possono anche utilizzare purificatori d’aria (ne esistono sul mercato modelli dai 70 ai 400 euro) o deumidificatori.
Una squadra a servizio del benessere (e del portafoglio)
Serve quindi maggiore consapevolezza, dei professionisti ma soprattutto dell’utente finale e un approccio multidisciplinare e olistico: questa la suggestione finale emersa dall’ultimo panel del convegno. Si è parlato nel dettaglio di inquinamento acustico con l’ingegner Ezio Rendina, di necessità di equilibrio tra luce naturale e artificiale con l’architetto Roberto Francieri, di salubrità dell’acqua e dell’aria (e delle necessarie manutenzioni) con l’ingegner Marco Viel, di falsi miti sul sistema a cappotto (e della sua utilità come risanatore dal punto di vista termoigrometrico) con l’ingegner Federico Tedeschi del Consorzio Cortexa, fino a esplorare il tema dei materiali sostenibili, arredi green e ciclo di vita dei prodotti con l’architetto Giorgio Caporaso. Solo con questo approccio integrato sarà possibile creare un ambiente sano e confortevole. E anche di valore, come sottolineato da Francesca Zirnstein, direttore generale di Scenari Immobiliari. “Il trend dell’edilizia sostenibile – ha osservato – è in essere da una quindicina d’anni. Si è tanto parlato di sostenibilità in questi anni, molto meno di salubrità, anche perché se in ambito pubblico è più facile avere dati, in quello residenziale pur essendoci benchmark di riferimento, le buone pratiche sono affidate alla volontà del singolo”. Certo è che a fronte di costi più alti, anche i valori dell’edilizia “green” lievitano: tra il 2 e il 10% quelli delle abitazioni e tra il 5 e il 12% quelli degli uffici, con tempi di vendita che nel primo caso si riducono da 8 a 4 mesi e nel secondo addirittura da 12 a 3 mesi. Senza dimenticare, infine, le numerose possibilità, a livello di detrazioni fiscali e di cessione del credito, evidenziate da Diego Marcucci, presidente del Consorzio Cortexa.