Il casale si trova poco fuori Castiglion Fiorentino (AR), su un tratto collinare di mezza costa della bassa Toscana, ed è distribuito su 3 livelli per complessivi 650 m2. L’abitazione si divide tra gli ambienti giorno al piano terra e la zona notte al primo piano, mentre il livello interrato è sostanzialmente suddiviso in tre parti: una di mero servizio con le apparecchiature impiantistiche e il garage, una che rende disponibile un ulteriore spazio abitabile con cucina, zona pranzo e living, e una che ospita una palestra e una spa con bagno turco e doccia emozionale.
All’esterno la casa si presenta come un edificio rurale tipico della zona, prevalentemente in pietra facciavista, ma all’interno stupisce per la stravaganza e il lusso che rispecchiano appieno l’identità del proprietario, anima creativa di una nota azienda orefice. Gli interni sono ricchi di arredi, tra icone del design e materiali pregiati, ambientazioni che traggono spunto dall’hotellerie (settore in cui opera particolarmente lo studio) e molti complementi realizzati su progetto, in particolare quasi tutti quelli al piano interrato, nonché la cucina e il tavolo da pranzo al primo piano. Ma lo stupore culmina davanti alle pareti in verde stabilizzato che circondano il tavolo da pranzo con un effetto giungla molto suggestivo, progettate con lo scopo di ricreare un ambiente esterno dentro casa.
Le piante, essendo come “mummificate”, non richiedono alcuna manutenzione né irrigazione; basta controllare il loro stato una volta l’anno (alcune specie si degradano prima di altre) e possono durare anche vent’anni.
Dal punto di vista delle partizioni interne nulla è stato variato, solamente si è cercato di rendere gli ambienti ancor più compenetranti rimodellando alcuni passaggi e ridipingendo le pareti con finiture a calce intonate ai pavimenti, in pietra al piano interrato e in cotto toscano nel resto della casa. Alcune travi dei solai sono state sostituite perché presentavano ammaloramenti importanti; dove questi erano risolvibili, invece, è stata rimossa la parte di legno in decomposizione tramite sabbiatura fino a trovare il legno compatto, anche scavando per evitare il rischio di esfoliazioni successive. Sono poi state trattate con cera stesa prima a pennello, in più passate, poi stracciata e tamponata.
Le porte interne d’epoca sono state ripulite e restaurate mantenendo la patina data dall’invecchiamento; l’illuminazione generale è abbastanza mimetizzata dietro le travi, per poi introdurre altre fonti luminose ricercate e decorative scelte in base agli ambienti.
L’ingresso è semplicemente una zona filtro tra gli ambienti, in posizione centrale; a sinistra si può apprezzare da subito la parete in verde stabilizzato che contraddistingue la sala da pranzo. Il basso contenitore che la segue in tutto il suo sviluppo è stato appositamente progettato per proteggere le piante dal cane di casa ed è rifinito con una superficie specchiata e retrosabbiata nella quale è integrata una scritta luminosa che racconta una parte del progetto.
Il tavolo ha il top in marmo cappuccino con finitura lether (Antolini) e appoggia su due supporti in legno di rovere spazzolato rivestiti esternamente con due lastre di ottone lavorate con una tecnica che riproduce l’effetto di un tessuto.
La cucina è in marmo Grey Stone e la penisola centrale sembra come sospesa, essendo sostenuta da un basamento in vetro (oltre che ancorata alla muratura); le colonne, invece, sono tutte in vetro retrolaccato e ad altezza adeguata gli sportelli riportano una gola rivestita in alluminio per l’apertura.
A destra dell’ingresso si trova l’ampio living con divani disposti ad anfiteatro e, al centro, un tavolino in ottone e marmo nero marquinia; su un lato un mobile contenitore in ottone brunito e legno di eucalipto con ripiani in vetro: il tutto realizzato su disegno.
La porta a lato del grande specchio si apre su una stanzetta adibita a laboratorio nella quale il padrone di casa occasionalmente lavora e insegna la lavorazione dei preziosi al figlio. Il mobile a due postazioni, in rovere e ottone, è realizzato su disegno e illuminato da due lampade Tolomeo di Artemide; le sedie sono Tuffy The Wild Bunch di Magis.
Oltre il living, la sala con il biliardo rivestito appositamente con un panno nero; ai lati del camino aperto, preesistente e restaurato, due mobili bar rivestiti con specchio racchiudono tutto il necessario per accompagnare le serate di gioco. Anche le poltroncine sono su disegno; la parete in pietra è stata ripulita con sabbiatura e trattamento antispolvero.
Salendo al piano superiore si arriva in un ambiente di disimpegno con, appena in cima alla scala, gli ingressi alle tre camere, tutte con bagno proprio. Nella parte più profonda, da cui si accede al balcone loggiato, sono posizionati gli arredi: al centro la panca de Il Pezzo Mancante, in pelle e basi in fusione di ottone con finitura nickel, affiancata dalla piantana Mirror Ball di Tom Dixon; da un lato un lungo mobile con superfici a specchio fumé con basamento in vetro extrachiaro, realizzato su disegno e in cui si riflette un altro camino.
Il tratto scenografico comune alle 3 camere è dato dai tendaggi, con sistema di scorrimento nascosto da velette in cartongesso, che rivestono le due pareti ortogonali opposte all’ingresso: una soluzione derivante dagli allestimenti per hotel e yacht, allo scopo di celare l’aspetto un po’ “country” dato dalle finestre.
Nella camera padronale ricompare, in un’altra veste, la panca de Il Pezzo Mancante; ai lati del letto le lampade a sospensione di Vistosi e la piantana Nina Simone di Delightfull.
All’ingresso, dietro la sedia Bouquet di Moroso, una parete specchiata con scritta luminosa nasconde una scarpiera.
Nella seconda camera, il box che racchiude il bagno è rivestito con carta da parati (News planet di Wall&decò); tra i due moduli guardaroba sospesi è collocato uno specchio e l’immagine riflessa sembra invitare ad attraversarlo come un portale. La terza camera è quella per gli ospiti, con un armadio più piccolo realizzato su disegno e la poltrona Chubby Chic by Diesel di Moroso.
Scendendo al piano interrato, alla fine della scala ci si trova davanti al living caratterizzato da un particolare camino d’epoca rialzato;
tra i complementi d’arredo si possono riconoscere la lampada da appoggio Taccia, disegnata nel 1962 da Achille e Pier Giacomo Castiglioni per Flos, la piantana Jackson Floor di Delightfull e il cane in ebanisteria di Chelini.
Attraverso un ampio varco si passa nella sala da pranzo, dominata da un grande tavolo su lastre di vetro extrachiaro, realizzato su disegno partendo da tavole di cedro reperite casualmente in segheria, trattate con una sorta di affumicatura che ha disidratato il legno e ha eliminato una parte degli aromi; il delicato ingrigimento è ottenuto con un trattamento a cera e cenere.
Completano la scena le sedie rivestite in lino e una composizione di lampade Beat di Tom Dixon.
Prima di entrare nella cucina, inserita in un’ampia nicchia laterale, non si può fare a meno di notare la poltroncina Alice di Edra, in policarbonato giallo e blu con illuminazione a nastro incorporata in fase di stampaggio.
Studio Svetti Architecture
Arch. Emanuele Svetti
FOTOGRAFIE
Francesca Pagliai
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