Siamo al piano terra di un complesso di recente costruzione a Napoli, lontano dal traffico del centro cittadino e poco distante dall’aeroporto che, conosciuto col nome “Capodichino”, dal colle su cui sorge, sarà a breve intitolato al tenore Enrico Caruso del quale ricorre quest’anno il 150° anniversario della nascita. Il progetto prevedeva di unire due appartamenti attigui che, in realtà, si presentavano come due volumi privi di partizioni interne, essendo stati acquistati al grezzo e solo con gli infissi perimetrali stabiliti da capitolato, seppur non ancora installati.
Questa situazione ha permesso di organizzare liberamente la distribuzione degli ambienti e le loro superfici, nonché le reti impiantistiche, in buona parte nascoste da controsoffitti, e di installare un sistema di riscaldamento radiante prima di posare le pavimentazioni.
La unire i due appartamenti ha generato un’abitazione di circa 200 m² nella quale da tutti gli ambienti si può accedere all’area esterna di circa 300 m² attraverso ampie chiusure scorrevoli, mentre il corridoio che collega la zona giorno con la zona notte è stato concepito sul versante opposto della casa.
La zona giorno è completamente aperta e soltanto la varietà delle pavimentazioni scelte definisce le aree e le zone di passaggio; a lato dell’ingresso si sviluppa il corridoio di circa tredici metri che sfocia in uno spazio circolare pensato come un’agorà, dove le porte di accesso agli spazi privati sono mimetizzate all’interno di una struttura in legno costituita da sedici pannelli scorrevoli.
Piante rigogliose in vaso danno un tocco di continuità tra l’interno e la vegetazione che delimita lo spazio esterno, contemplabile attraverso le grandi vetrate, schermabili con brise soleil gestibili da remoto.
A destra dell’ingresso, raccolto in una sorta di vestibolo, si spalanca il living e si ha da subito un quadro della varietà di materiali utilizzati nell’allestimento degli interni.
La pavimentazione principale è in lastre di Ceppo di Gré 90×90 cm sulle quali è stata stesa una resina trasparente per ingentilire con un’aspetto lucido le superfici naturalmente grezze della pietra; le diverse zone sono definite da riquadri, in marmo Nero Marquinia e Bianco Carrara per l’area dei divani, in legno per quella del tavolo da pranzo.
La coppia formata dalla poltrona Lounge Chair e dal poggiapiedi Ottoman in legno e pelle, disegnata nel 1956 da Charles e Ray Eames, si contrappone al divano ad angolo di Edra; a soffitto i faretti Royal disegnati da David Chipperfield per Viabizzuno, con bicchiere in vetro soffiato a mano e cono alla base che riflette la luce sul soffitto, senza abbagliare.
La parete laterale del soggiorno forma una rientranza nella quale un rivestimento con grana di sughero che genera leggeri riflessi fa da sfondo al mobile sospeso di TM Italia rivestito in foglia d’oro, sul quale si riconosce la lampada Taccia progettata da Achille e Piergiacomo Castiglioni per Flos. Sulla parete tre immagini incorniciate mostrano composizioni di reperti di Pompei fotografate da Luigi Spina, a terra una coppia di preziose ceramiche di Caltagirone.
In questa parte del locale, come in altre parti della casa, l’illuminazione è affidata a faretti incassati.
Vicino alla finestra, un altro parato racchiuso in una cornice: si tratta del soggetto Butterflies di Misha personalizzato con alcune farfalle ricamate, aggiunte a quelle stampate.
I tendaggi lasciano leggere il bastone che le supporta, una semplice barra da 3 cm che si sovrappone visivamente al profilo a soffitto di pari spessore.
Sul lato opposto, la struttura in noce canaletto che si estende per tutto il corridoio nascondendo armadiature, lavanderia e vani tecnici, oltre che l’accesso alla camera da letto; in questa parte finale, a metà altezza, offre un piano d’appoggio con funzione di svuotatasche.
In corrispondenza del tappeto in listoni di legno di Lobis, il taglio delle lastre lapidee è stato realizzato con una tale precisione da non richiedere alcun profilo di raccordo; il tavolo, le sedie e la madia sono di Cassina; nell’angolo un “pianino” su carretto, tipico dei musicanti che in passato girovagavano per Napoli.
Sul tavolo il centrotavola Labirinto disegnato da Gio’ Ponti per Richard Ginori; a soffitto la sospensione Chandelier di FontanaArte.
Per mitigarne l’impatto sull’ambiente, il pilastro è stato rivestito con una boiserie in legno laccata a poro aperto, realizzata artigianalmente e lavorata con fresature sottili e semicircolari, con rientranze superiore e inferiore definite da un profilo nero che nasconde fonti luminose.
La cucina nasce dalla progettazione personalizzata partendo dal modello G180 di TM Italia: ante e frontali sono in finitura metallica champagne, il top è in grès scuro, ma è l’isola con piano snack in tranciato naturale d’olivo a essere un vero gioiello di tecnologia domotica.
I fuochi a gas sono singoli e componibili a piacere sul piano, la cappa estraibile svolge anche la funzione di paraschizzi oltre a quella di aspirazione dei fumi; c’è anche un monitor TV a scomparsa che può ruotare verso il piano snasck o verso la zona operativa.
Un’altra chicca riguarda l’interno dei cassetti portautensili: nella base interna sono ricavati direttamente nel legno i calchi di ciascun utensile, così da poterli riporre stabilmente e in perfetto ordine.
L’intera zona è pavimentata con lastre di grès 120×120 cm (Casamood Florim) in tonalità coordinata con le ante.
Attraverso una porta mimetizzata nella boiserie si entra nella zona notte padronale, che dispone di un’ampia cabina armadi interposta tra la zona riposo e il bagno privato.
Il letto di Molteni, completato dalla panca, ha uno stile un po’ coloniale; alle sue spalle, incorniciata come un quadro, la carta da parati Wisteria di Misha, dipinta a mano su Dupion Silk azzurro polvere, che raffigura un glicine personalizzato nella tonalità.
Sulla parete laterale un grande specchio di B&B Italia e alcuni acquerelli di Riccardo Dalisi, le luci che scendono sui comodini sono di Gubi.
I vetri della pannellatura scorrevole di Glas Italia che separa la zona letto dalla cabina armadi contengono una microrete in metallo dorato.
Nel bagno padronale i vasi sono installati in un’appendice laterale provvista di porta propria, perciò entrando si percepiscono soltanto il doppio lavabo, la doccia e la vasca; per il pavimento è stato utilizzato un marmo di Antolini a macchia aperta, mentre il rivestimento è fatto con le stesse lastre Ceppo di Grè utilizzate per pavimentare le zone giorno, intercalate da diverse composizioni di verde stabilizzato, realizzate con muschi arricchiti da grappoli di pepe rosa.
Sopra la vasca ovale Reflex di Antonio Lupi, in Cristalmood, una coppia di sospensioni di Tom Dixon; rubinetterie e accessori sono di Gessi.
Sulla parete del corridoio che confina con il vano scale sono stati applicati in serie diversi pannelli rivestiti con la carta da parati Cranes di Misha, un’ispirazione giapponese raffigurante gru dipinte a mano su foglia metallica Dark Gold.
Dall’ingresso, il corridoio attraversa tutta la parte centrale della casa per sfociare in un’agorà a pianta circolare, nel quale il pavimento in pietra penetra come un tappeto all’interno del parquet in rovere nodato, composto da listelli posati a spina italiana.
Quest’area, allestita come una zona relax defilata dalla zona giorno, è di fatto un’anticamera definita da una pannellatura composta da 16 elementi installati su doppio binario, alcuni dei quali costituiscono le porte delle camere secondarie, delle relative cabine armadio, di uno studio e del bagno. Da due aperture nel controsoffitto, circolari e retroilluminate, scendono a cascata altre composizioni di verde stabilizzato.
L’area esterna, dove campeggia una grande piscina con ricircolo a sfioro, offre molto spazio per il relax ed è delimitata da una gran varietà di piante che garantiscono anche la privacy: prevalgono le specie della macchia mediterranea, come la siepe di Eugenia, ma ci sono anche un melograno, piante di jucca, un paio di specie arboree provenienti dal Brasile e dall’Australia.
A lato della piscina, un cubo rivestito con zellige originali marocchine nasconde le docce esterne e incorpora un taglio centrale dal quale esce l’acqua a cascata sulla piscina.
Unire due appartamenti | Lo scrigno dei desideri è rimasto vuoto
P R O G E T T O
Arch. Carmine Abate
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