Pegli, quartiere del ponente genovese, non solo offre l’occasione di passeggiare su un bellissimo lungomare scampato agli insediamenti industriali del dopoguerra: anche le strade che risalgono la collina (un’altura nota come Vetta) sono piacevoli da percorrere, tra piante di palma e aranci amari che accompagnano alla scoperta delle ville liberty risalenti ai periodi in cui questo sobborgo era molto ambito dalla borghesia locale.
Sono raggruppate in due aree distinte: Villini Vecchi, costruiti tra la fine dell’800 e i primi del ’900, e Villini Nuovi, dal 1920 in poi. La ristrutturazione della villa storica è avvenuta in una palazzina del secondo gruppo.
Prima della ristrutturazione della villa, l’edificio era un’unica abitazione su 3 piani più seminterrato, collegati da una scala interna aperta: recentemente è stata frazionata e le immagini si riferiscono alla ristrutturazione dell’ultimo piano, diventato un appartamento a sé anche grazie alla presenza di un ingresso secondario, ora diventato esclusivo.
Vi si accede attraverso una scala esterna che, dal piano strada all’altezza del secondo piano, portava a una terrazza: su parte di questa è stato realizzato un primo ampliamento volumetrico che è diventato il vano d’ingresso.
Un ulteriore ampliamento è derivato dalla necessità di chiudere il tratto di scala interna che saliva al piano, completando il solaio esistente con la chiusura del foro del vano scale: in questa porzione della casa sono stati progettate la cucina e la lavanderia.
Infine, la doppia altezza ha permesso di realizzare un soppalco, incrementando ulteriormente gli spazi abitativi. In sostanza si è passati dai 91 m2 iniziali a 132 m2 (di cui 14 m2 di soppalco).
Qui sopra due cartoline d’epoca in cui si vede la villa, che fu di proprietà di Valerio Morel, Commissario Prefettizio prima dell’unione del comune di Pegli alla città di Genova e presidente dell’Azienda Autonoma di Soggiorno (fonte: pegliese.it). Attraverso queste vedute e altra documentazione è stato possibile avere riferimenti certi per presentare il progetto e ottenere l’autorizzazione paesaggistica, essendo la zona sottoposta a vincolo.
Sulla terrazza, presumibilmente negli anni ’60, era stata realizzata una veranda completamente incoerente con lo stile della villa; con la ristrutturazione, estesa alle facciate nel loro complesso, è stato possibile restituire all’edificio un’architettura dignitosa e conforme.
A seguito della demolizione della veranda preesistente è stato costruito il nuovo volume d’ingresso che occupa 2/3 della terrazza originale ed è stato interpretato anche come studio.
Travi e tavolato della copertura a padiglione, rivestita all’esterno con scandole di ardesia, sono stati tinteggiati e lasciati a vista, il pavimento è in listelli di olmo posati a spina italiana mentre per la finitura delle pareti, come nel resto della casa, è stato scelto un intonachino a calce.
Di fronte all’ingresso, un ampio serramento con anta scorrevole porta molta luce e permette una comunicazione completa con la porzione di terrazzo mantenuta, qui in fase di completamento.
Oltre un breve disimpegno, a destra, si spalanca un’ampia zona giorno a doppia altezza: qui in origine l’altezza era molto ridotta, circa 240 cm, perché sopra c’era una soffitta raggiungibile con una scala in legno e ferro.
Essendo i proprietari una coppia che non necessitava di stanze in più, si è preferito demolire il solaio in canniccio e avere un ambiente più arioso, lasciando a vista le capriate mentre il tavolato, troppo laborioso da nobilitare, è stato ricoperto con lastre di cartongesso.
Il pavimento di tutta la casa, ingresso escluso, è realizzato con tavole di olmo di vario formato disposte a file sfalsate; l’ambiente è allestito per lo più con arredi e complementi già posseduti, originale la scelta di impilare i libri nelle imbotti delle finestre e sotto la scala piuttosto che in una libreria tradizionale, sicuramente più ingombrante.
L’illuminazione principale è fornita dalle lampade a parete Mesmeri di Artemide e da strisce led nascoste sull’intradosso delle capriate. Mentre si è seduti a tavola, attraverso una vetrata fissa, si può gettare uno sguardo sul terrazzo.
Tutta la parte che sovrasta i bagni e la camera da letto è stata soppalcata: un’area a pianta quadrata, quella sotto il colmo, è un effettivo ampliamento degli spazi abitativi (pertanto soggetta ai relativi oneri), mentre il rimanente volume a L nella parte più bassa è stato escluso e classificato come locale di sgombero.
La scala in ferro è di fattura artigianale su progetto dello studio: la prima pedata è prolungata fino alla parete ortogonale e diventa superficie d’appoggio per la TV. Per il piano di sbarco, si è dovuto evitare di interferire con la trave di base (catena), sormontandola e utilizzandola come appoggio per la parte a sbalzo che affaccia su living e corridoio.
Per un’illuminazione naturale adeguata sono state aggiunte due finestre da tetto Velux al posto di un piccolo lucernario preesistente.
Anche la cucina, realizzata nello spazio aggiunto con la pavimentazione del vano scala, è a doppia altezza, perciò è parzialmente in comunicazione visiva con la parte a sbalzo del soppalco: è stata utilizzata quella in uso nella precedente abitazione, aggiungendo qualche elemento per completarla e disporla su due lati contrapposti.
In fondo, oltre la porta scorrevole a tutto vetro pellicolata con un decoro a betulle, la zona lavanderia, che rimane così seminascosta senza impedire l’ingresso della luce naturale dalla finestra. Per pavimento e rivestimento sono state utilizzate piastrelle effetto tessuto 60×60 cm di Sant’Agostino.
Imboccando il corridoio, si passa davanti al bagno annesso alla zona giorno, con in nicchia il lavabo integrato nel piano su mobile sospeso, per poi entrare nella zona notte.
Nella camera, la travatura del soppalco è stata sbiancata e lasciata a vista, mentre i due bagni sono controsoffittati; davanti al letto, dietro due pannelli scorrevoli a scomparsa contrapposti, c’è una capiente cabina armadio configurata a L, la fonte luminosa schermata sopra il letto è disegnata dallo studio.
Nel bagno privato, la zona dei vasi è contrassegnata dalle grandi lastre ceramiche Kerlite di Cotto d’Este con le quali è stata realizzata una fascia che dal pavimento risale sulla parete dietro i vasi e di fronte riveste la doccia in nicchia.
I lavabi, di altezze diverse, sono posati su un ripiano in olmo fatto su progetto; molto curata e articolata l’illuminazione dell’ambiente. Vasi e lavabi sono della serie Moon di Scarabeo, rubinetterie della serie Nostromo di Fantini.
_______________________________________
Ristrutturazione di una villa storica di inizio ‘900
P R O G E T T O
Bianchi e Bosoni Architetti Associati
Arch. Alberto Bianchi
Arch. Moira Bosoni
F O T O G R A F I E
Adriano Pecchio
FORNITURE E SERVIZI
Impresa Edile
Artigiano Rotundo Giuseppe – Varazze (SV)
Radiatori
Agenzia Oliveri – Campo Ligure (GE)
Impianto idrico
Termoidraulica Ventura Rossano – Albissola Marina (SV)
Ristrutturazione minimal chic di un appartamento storico torinese rivisitato con eleganza e funzionalità, tra boiserie,…
Dal 1960, Kerasan è protagonista dell’industria ceramica italiana, con sede nel rinomato distretto di Civita…
La storia di Finblok inizia oltre 60 anni fa a Sedico (BL), quando Giovanni Varotto…
L’arrivo dell’autunno porta con sé un aumento dell’umidità, il che rende le superfici di casa,…
Il design degli interni ha abbracciato un approccio sempre più attento al benessere complessivo degli…
Ristrutturare il bagno non è solo una questione di estetica, ma anche di funzionalità e comfort.…