Nelle ristrutturazioni parziali delle abitazioni la parte del leone, con circa il 37% del totale, la fa il bagno. Si tratta del locale più complesso di tutta la casa, in quanto coinvolge impiantistiche articolate che prevedono vari punti di adduzione per acqua calda e fredda, gli scarichi dei sanitari, compreso il collettore (braga) cui questi convergono, il riscaldamento, l’impianto elettrico. In un bagno unico o principale, per legge, devono esserci almeno quattro sanitari indipendentemente dalla sua superficie (WC, bidet, lavabo, vasca/doccia), in un bagno di servizio ci si può limitare a WC e lavabo. Ristrutturare il bagno è un intervento che comporta notevoli disagi in una casa già abitata, anche quando ci si può limitare “solamente” a sostituire rivestimenti e sanitari, senza modifiche all’impianto, al massimo eliminando la vecchia vasca a favore di una nuova doccia. Prima che il locale sia nuovamente fruibile passano diversi giorni: il WC di solito è l’ultimo sanitario a essere rimosso e il primo a essere installato, ma bisogna comunque avere un altro bagno disponibile o la possibilità di trasferirsi altrove fino al termine dei lavori.
Nelle altre stanze della casa si possono apportare modifiche con lavori modesti, ma un nuovo bagno deve durare molti anni, anche per l’impegno economico che comporta: meglio evitare stili effimeri e tenere conto, oltre che delle esigenze del momento, di come potrebbero cambiare negli anni a venire. Si inizia a fare un progetto di massima con la “lista dei desideri” che va comunque sottoposta a un esperto del settore (un professionista o l’impresa specializzata individuata per eseguire i lavori) per verificare la compatibilità delle richieste personali con l’impiantistica necessaria e con le strutture murarie presenti, nonché per mettere a fuoco le opere necessarie che naturalmente si riflettono sul costo generale dell’intervento.
Ristrutturare il bagno in autonomia, se non si è particolarmente competenti, può portare a errori grossolani di impostazione generale che, se non corretti all’origine, possono portare a seri problemi di realizzazione o, nel caso migliore, a una consistente lievitazione del costo finale. Un buon tecnico potrà, all’occorrenza, suggerire soluzioni alternative in linea comunque con le richieste avanzate.
Fino a qualche decennio fa gli impianti idraulici domestici venivano realizzati con tubazioni in ferro zincato e piombo (quest’ultimo rivelatosi poi tossico): col tempo all’interno dei tubi in ferro tendono a formarsi ruggine e incrostazioni calcaree che ne riducono la sezione; in apparenza l’erogazione avviene regolarmente, ma la qualità dell’acqua ne risente e le rotture sono in agguato. Oggi si utilizzano tubi in polipropilene o multistrato, questi ultimi in alluminio rivestito e sagomabili senza bisogno di raccordi curvi, con sistemi di giunzione ad alta tenuta, meno inclini a incrostarsi e alla corrosione. Per questi motivi, anche se l’impianto non presenta difetti apparenti, è sempre consigliabile sostituire le tubazioni, almeno quelle di mandata.
L’impianto elettrico dovrà essere adeguato alle più recenti normative (distanze di rispetto dai sanitari, impiantistiche particolari per le luci nelle docce o in alcune vasche o docce con idromassaggio, ecc). Anche l’impianto del riscaldamento può richiedere modifiche, per l’eventuale sostituzione di radiatori o per realizzare il collegamento agli scaldasalviette se questi non erano presenti.
I costi di una ristrutturazione completa del bagno sono quantificabili con una certa precisione solo dopo aver steso un progetto definitivo che comprenda tutti i lavori di smantellamento, rifacimento impianti e finiture, nonché le tipologie dei sanitari, dei rivestimenti, arredi e corpi illuminanti. In linea generale per ristrutturare il bagno il costo va dai 500 agli 800 euro a metro quadrato. Questo costo, naturalmente, può lievitare (e di molto) in relazione alla qualità e tipologia dei materiali, sanitari, arredi e finiture che si intendono utilizzare.
Ristrutturare il bagno può essere anche una soluzione per ampliarlo, se è possibile rubare un po’ di spazio a una stanza adiacente. Se si opta per questa soluzione bisogna tenere presente che, mentre per il normale rifacimento di un bagno non è necessaria alcuna comunicazione al competente ufficio comunale, se lo si amplia (o si riduce) modificando le partizioni interne è necessario presentare all’Ufficio Tecnico Comunale una C.I.L.A. (Comunicazione di Inizio Lavori Asseverata) redatta da un tecnico abilitato.
In secondo luogo, in caso di ampliamento, c’è da porre attenzione al posizionamento dei sanitari per valutare se i loro scarichi riescano a mantenere la necessaria pendenza anche aumentando la distanza dei sanitari stessi dalla braga che funge da collettore. A volte ciò non risulta possibile e in tal caso, non volendo rinunciare al distanziamento, si possono far installare le apposite apparecchiature che sono in grado di forzare le acque grigie e nere di scarico anche su percorsi mancanti di sufficiente inclinazione o addirittura in salita, come nel caso di bagni realizzati in seminterrati. Queste apparecchiature richiedono un collegamento elettrico, sono poco più ingombranti di una valigetta e possono essere incassate nelle pareti, ma devono rimanere ispezionabili.
Ogni sanitario (lavabo, bidet, vasca, doccia) è dotato di una tubazione di scarico che parte dalla piletta, prosegue in un sifone e si collega a un tubo in PVC inserito nel massetto, che si dirige verso la braga del WC . Questa funge anche da collettore degli altri scarichi ed è a sua volta collegata alla colonna principale di scarico. Le acque nere del WC abbisognano di uno scarico di diametro rilevante (10 cm) per poter defluire senza problemi e questa tubazione è bene abbia una pendenza di almeno il 2% (2 cm al metro).
Le acque grigie degli altri sanitari corrono in tubi di minor diametro la cui pendenza viene di solito regolata sull’1% (1 cm al metro). Lo spessore del massetto è in grado di contenere lo spazio in verticale occupato da queste tubazioni. Ma, soprattutto in caso di ampliamento del bagno, un sanitario potrebbe essere spostato 1 metro (o più) dalla sua posizione originaria, di conseguenza lo spazio verticale occupato dalla sua tubazione di scarico aumenterebbe di 1 (o più cm) e potrebbe non essere più contenuto nello spessore del massetto del pavimento.
Tali considerazioni possono portare a realizzare, durante la ristrutturazione del bagno, un massetto più spesso. L’aumento di peso di questo può essere compensato con la realizzazione di massetti “alleggeriti” composti da malta cementizia nel cui impasto viene aggiunta un’opportuna quantità di palline di argilla espansa il cui rapporto peso/volume è molto basso. Un’altra soluzione è l’utilizzo di una pompa automatica.
Ristrutturare il bagno significa anche poter spostare quasi tutti i sanitari e collocarli in altri punti senza particolari problemi, rivedendo la distribuzione delle tubazioni: soltanto il WC, se dev’essere allontanato dalla colonna principale di scarico, può richiedere l’installazione di una pompa tritaliquami come quella descritta prima se non è possibile conferire alla tubazione di scarico la corretta pendenza. Nel posizionamento dei sanitari è obbligatorio, comunque, mantenere le corrette distanze tra di essi e le altre strutture del locale. Tali misure hanno ragion d’essere per vari motivi: ergonomico, igienico e tecnico.
WC e bidet sono disponibili in due versioni: in appoggio a pavimento o sospesi. Nel bagni meno recenti si trovano praticamente soltanto i primi, con scarico a pavimento o a parete. Quelli sospesi, più moderni, offrono un indubbio vantaggio in termini di igiene in quanto non ingombrano a terra e sia essi sia il pavimento possono essere puliti in modo più approfondito. La loro installazione è sicura in quanto possono reggere fino a 400 kg di peso, inoltre contribuiscono a rendere l’ambiente più luminoso e piacevole.
La versione sospesa, d’altra parte, necessita di una struttura di sostegno: esistono speciali telai regolabili, anche comprensivi di cassetta di risciacquo, da incassare nella muratura, oppure da installare a ridosso di essa per poi nasconderli con una controparete, che può arrivare a soffitto o essere di altezza appena sufficiente a incorporarli, rifinita con un ripiano d’appoggio che può rivelarsi molto utile. Lo spessore della controparete (circa 15 cm) è circa uguale alla distanza tra i vecchi sanitari a terra e la parete (se non sono del tipo a filo muro), perciò di fatto non si hanno perdite di spazio.
La posizione dei sanitari all’interno di un bagno deve essere tale da rispettare precise distanze minime tra di essi e dalle altre strutture del locale. La normativa di riferimento e la legge UNI 9182/2010 aggiornata nel 2014. Queste distanze sono necessarie per una fruizione agevole dei diversi sanitari e il mancato rispetto di esse potrebbe comportare un certo disagio o addirittura un qualche pericolo per la persona. Non risulta siano previsti controlli e sanzioni, ma la norma va sempre rispettata, anche per una migliore disposizione degli impianti di adduzione e scarico. Le distanze sotto cui non si deve scendere sono le seguenti:
Anche se le case produttrici propongono da sempre collezioni di sanitari coordinati, cresce la tendenza a ritenere il lavabo un elemento indipendente, quasi un complemento d’arredo del bagno. Questo aspetto viene particolarmente esaltato quando il bacino è completamente a vista, collocato in appoggio su un ripiano, o che, addirittura, è un monolite che si eleva dal pavimento. A queste soluzioni che lo rendono protagonista si contrappongono quelle in cui il lavabo “non c’è” perché nasce dalla conformazione del top del mobile che lo ospita, diventando parte integrante di esso senza soluzione di continuità. Per non parlare della varietà di materiali alternativi alla ceramica: pietra liscia all’interno e lavorata a spacco fuori, vetro, marmo, materiali compositi in colori pieni. Con tutte queste configurazioni, l’unico punto fermo che deve garantire la praticità di utilizzo è dato dall’altezza a cui va installato: il bordo superiore del bacino deve trovarsi a 85-90 cm da terra.
Alcune composizioni devono essere valutate a monte con maggiore attenzione: per esempio, se si sceglie di installare un mobile sospeso e su questo collocare un lavabo in appoggio, occorre considerare che alcuni di essi hanno un peso rilevante e potrebbero essere necessari rinforzi della parete per un’installazione sicura; inoltre, per mantenere la purezza della forma, molti lavabi non dispongono di troppo pieno, perciò attenzione a non lasciare il rubinetto aperto a lungo con lo scarico chiuso! Per questo genere di lavabi la rubinetteria va installata a parete o soprapiano, in quanto l’unico foro presente è quello di scarico; anche per il sifone, nei casi in cui rimane a vista, sono disponibili finiture ricercate.
Sospeso
È fissato alla parete del bagno con apposite staffe. Lascia libero molto spazio e riduce e facilita l’accesso alle persone con mobilità ridotta. Il sifone a vista (di buon design) sta sempre più incontrando il gradimento nelle case moderne. Può essere abbinato a diversi accessori e complementi che vanno ad arricchire l’intera struttura. Tra i vari modelli di questo tipo di sanitario vi sono quelli a mezza colonna: un prolungamento verso il basso della vasca che ingloba il sifone e le adduzioni.
Integrato a incasso
Il lavabo integrato nel top di un mobile bagno è una delle soluzioni più diffuse, data la comodità di avere a portata di mano tutto ciò che occorre e la disponibilità di un piano d’appoggio che contorna la vasca. Questa soluzione è molto pratica e particolarmente arredativa grazie alla possibilità di giocare sugli accostamenti di materiale o cromatici del lavabo e del top. Esistono anche soluzioni in cui il top stesso viene sagomato a bacino senza soluzione di continuità.
A semincasso
È sempre un lavabo a incasso, ma solo la parte inferiore della vasca è incassata nel mobile bagno, mentre quella superiore è sporgente.
A sbalzo
Si propone come una soluzione intermedia tra il lavabo integrato e uno da semincasso in quanto la parte posteriore è integrata nel piano, mentre quella frontale è aggettante rispetto al mobile. Si tratta di una soluzione adeguata se si dispone poco spazio, in quanto viene installato su mobili di ridotta profondità, in genere 35 ai 45 cm.
A colonna
Si tratta di una versione un tempo molto diffusa che oggi è meno adottata, soppiantata da altre soluzioni. La vasca del lavabo appoggia su una colonna cava, in genere di materiale ceramico, che poggia sul pavimento. La colonna può essere accostata alla parete o meno e può essere solo apparentemente l’elemento di sostegno del lavabo, ancorato a parete con apposite staffe. La cavità della colonna contiene e nasconde alla vista il sifone e, in alcune versioni, anche l’attacco a parete dello scarico e delle adduzioni.
Da appoggio
Il lavabo da appoggio è una delle soluzioni attualmente più di tendenza. Si tratta di un bacino da appoggiare sul top, forato per il passaggio di collegamenti idraulici, che può avere diverse forme, dimensioni e profondità, a seconda dei gusti. La scelta di questo tipo di lavabo impatta su quella della rubinetteria, in quanto essa è inserita nel top del mobile o a parete. Quindi dovrà essere adeguata all’altezza della vasca e l’erogatore dovrà trovarsi un’altezza che permetta agevoli abluzioni. La forma di questo tipo di lavabo ci permette di giocare con forme, colori e materiali, dandoci in questo modo la possibilità di realizzare un ambiente unico e personalizzato.
Free standing
Il nome è significativo: “a installazione libera”. Si tratta della moderna evoluzione del lavabo a colonna ove però il sanitario non è vincolato a una parete, bensì può sorgere direttamente dal pavimento e può essere collocato nel punto più opportuno del bagno. Questa soluzione “a monoblocco” è di grande eleganza ed è più impegnativa da un punto di vista tecnico rispetto alle altre (necessita di appositi collegamenti idraulici) e in genere anche più costosa.
Ristrutturare il bagno avendone a disposizione un altro, consente di installare la doccia in uno e la vasca nell’altro; se bisogna fare una scelta, la doccia si impone per praticità e minor consumo d’acqua, anche se la vasca è molto più rilassante. Va detto che la vasca occupa inevitabilmente spazio anche quando non è in uso, la doccia non sempre: se è del tipo “open” e a filo pavimento lascia maggiore libertà di muoversi nel locale. In ogni caso è la prima scelta da operare perché sarà probabilmente condizionante sul posizionamento degli altri sanitari e arredi.
Volendo fare un ulteriore paragone si può affermare che la doccia è la migliore soluzione per i bagni di ridotta metratura perché richiede meno spazio della vasca, in quanto la si utilizza stando in piedi. I piatti doccia sono realizzati in molti materiali che permettono di avere superfici di per sé antiscivolo e più “calde” rispetto alla ceramica, sono già pendenziati (perciò vanno posati in bolla) e hanno uno spessore ridotto; sempre più si utilizzano sottili scarichi laterali in luogo di quelli centrali.
Anche la doccia, come tutti gli altri sanitari, è disponibile in una grande quantità di forme, soluzioni tecniche ed estetiche. Ciò è dovuto anche al fatto che in questi ultimi anni si assiste ad una frequente scelta di eliminare la classica vasca e installare al suo posto una doccia, spesso per recuperare spazio. Le tipologie si intersecano tra di loro con caratteristiche intermedie tra una versione e l’altra e non è semplice proporre una precisa lista distintiva dei modelli reperibili sul mercato.
Standard con box
È costituita da un piatto quadrato o rettangolare, oppure con un angolo stondato, elevato dal pavimento di alcuni centimetri. Può essere in ceramica, materiale sintetico o composito. Sul piatto, spesso posizionato in un angolo, viene installato un box con pareti in materiale sintetico o cristallo, con apertura a battente o scorrevole. L’erogatore, in genere applicato a parete, è a saliscendi e dotato di tubo flessibile per trasformarsi in doccetta. Altre soluzioni, invece, prevedono un grosso soffione centrale, magari orientabile, e una doccetta separata. È la soluzione in assoluto più frequente sia per il costo contenuto sia per la minima difficoltà impiantistica ed è particolarmente adatta per bagni di limitata estensione.
A filo pavimento
Il piatto doccia a filo pavimento elimina il dislivello tra il piatto e il piano di calpestio, con un effetto estetico particolarmente elegante. Ottima soluzione per sostituire una vasca da bagno, può essere costituito da piatto doccia extra sottile (in acciaio smaltato o acrilico sanitario) inserito a livello della pavimentazione, ma può essere anche rivestito con piastrelle o pietra naturale. Questo tipo di doccia va necessariamente previsto in fase di progettazione in quanto viene coinvolto lo spessore del massetto e richiede una perfetta impermeabilizzazione. Anche questa soluzione può essere corredata da pareti che creano un box, realizzabili in vari materiali.
Walk-in
Originariamente nata in ambito sportivo (piscine, palestre) questo tipo di doccia sta incontrando il gradimento di chi dispone di un bagno medio-grande e possiede un’abitazione di stile moderno, preferibilmente abbinata a piatto a filo pavimento. Si tratta in pratica di una doccia che presenta almeno un lato totalmente libero da pareti o porte. Una parete, in muratura, è dotata del supporto per il soffione e la doccetta, mentre le altre possono essere parzialmente in muratura o in cristallo, ma sempre con un lato aperto. Grande impatto estetico, accessibilità immediata e semplice.
Cabina doccia
Si tratta di una cabina in cui il piatto, il box e il sistema di erogazione sono inseriti in un’unica struttura che può essere posizionata nel punto più adeguato del bagno e collegata alle adduzioni e allo scarico. Una soluzione assolutamente pratica e di minima esigenza impiantistica. Soffione e doccetta sono applicati su una pannellatura interna e le relative tubazioni sono cablate nella struttura. All’interno della cabina possono essere presenti sagomature a forma di sedile, spruzzatori disposti in verticale, che fungono da idrogetti a funzionamento anche pulsante per un idromassaggio efficace, ma anche altoparlanti per la diffusione del suono e diversi altri accessori, che trasformano la doccia in un’esperienza più coinvolgente, la cabina può essere dotata di tettuccio o meno, a seconda del modello.
La vasca è una scelta adeguata se non si hanno particolari problemi di spazio. Un bagno caldo è particolarmente rilassante e rigenerante ma, affinché sia tale, esige un certo tempo e può rappresentare un limite se gli orari di utilizzo dei diversi membri della famiglia vanno a sovrapporsi. Sicuramente è apprezzata dai bambini, che preferiscono indugiare immersi nell’acqua piuttosto che sottostare al getto del soffione di una doccia.
Per poter stare semisdraiati, si può ritenere standard una dimensione di 160×70 cm, ma si può ugualmente stare comodi in una vasca più corta: infatti, mentre le vasche “a sedere” di un tempo avevano un bacino squadrato e poco ergonomico, quelle di oggi hanno forme più morbide che assecondano la postura e permettono di rilassarsi anche in spazi contenuti; molto spesso possono essere completate con poggiatesta e hanno il bordo sagomato in modo da offrire piani d’appoggio. L’utilizzo di nuovi materiali compositi offre diversi vantaggi: il calore dell’acqua viene trattenuto più a lungo ed essendo colorati in massa è molto più facile eliminare graffi e altri piccoli danni alla superficie che possono insorgere nel tempo. Va detto che molte versioni possono essere utilizzate anche come doccia, se il fondo è abbastanza piano, grazie a schermature fisse e mobili che possono essere montate in appoggio sul bordo della vasca.
Da diversi anni le vasche da bagno, alla normale funzione di abluzione, hanno affiancato ulteriori qualità di piacevolezza d’uso e relax oltre che una nuova dimensione estetica. A partire dalla classica vasca accostata a due pareti e rivestita in muratura, seppur ancora molto diffusa, si sono moltiplicati modelli di varia tipologia e funzionalità. I materiali che compongono le vasche sono i più vari e anche molto “rivoluzionari”. Accanto alle vasche in ghisa e acciaio smaltato vi sono quelle in resina e altri materiali sintetici, in ceramica, legno, pietra, materiali compositi.
Da incasso
È il tipo di vasca ancora più diffuso. Di solito è collocata nell’angolo di due pareti e rifinita con due pannellature piastrellate o in materiale sintetico. Può avere forme diverse e lunghezze varie. La vasca è disponibile in vari materiali, dalla ghisa (molto pesante) al metacrilato (molto leggera). In caso di ristrutturazione conviene valutare sia il peso sia la forma della vasca e se il gruppo erogatore debba essere installato a parete o sul corpo della vasca. In ogni caso è adatta anche a bagni di piccola estensione. Sono da incasso anche le vasche che possono essere inserite nel pavimento o in un sopralzo appositamente realizzato, ma lo spazio necessario è sicuramente maggiore.
Con idromassaggio
Solitamente si tratta di vasche in materiale sintetico dotate di apposita intelaiatura d’appoggio all’interno della quale viene anche collocato il gruppo pompa che produce i getti d’acqua di varia potenza e intensità. L’installazione è più complessa delle vasca standard da incasso anche per la presenza dell’impianto elettrico e delle apparecchiature di funzionamento. Il rivestimento esterno è in genere costituito da uno o più pannelli sagomati in materiale sintetico (o altro) che si montano sull’intelaiatura d’appoggio. Può essere rettangolare, angolare o di altra forma e la superficie del bagno richiesta è solitamente non inferiore ai 9 m2.
Freestanding
Si tratta di vasche dal particolare design che possono essere collocate anche a distanza dalle pareti con erogatori che provengono direttamente dal pavimento o inseriti sul suo bordo. La vasca risulta interamente visibile e per questo i modelli sono esteticamente molto curati. Si tratta di una soluzione di particolare eleganza e attualità, che necessita di uno spazio adeguato tutto intorno. In caso di spazi più ristretti si può installare una vasca in stile freestanding, ma accostata a una parete. Un tipo particolare di vasca freestanding è quello provvisto di porta d’accesso, le cui sponde non devono essere scavalcate, per cui agevolano l’utilizzo da parte di persone meno giovani.
La rubinetteria dei sanitari e altri accessori sono strettamente correlati alla tipologia e stile dei sanitari stessi. L’offerta è enorme, si tratta solo di scegliere i modelli più adatti e coerenti all’arredo generale e al tipo di fruizione prevista. Un consiglio: se c’è un elemento su cui non conviene risparmiare più di tanto questo è proprio la rubinetteria, in quanto un alto livello qualitativo garantisce un ottimo servizio per anni, senza inceppamenti, malfunzionamenti, perdite, che si traducono sempre in un disagio e in un costo di intervento.
Per ristrutturare il bagno il rivestimento più usato è da sempre la ceramica grazie alla sua facilità di pulizia, impermeabilità, igiene e durevolezza. L’unico punto debole delle piastrellature è dato dalle fughe che sono più difficili da pulire e da igienizzare: oggi questo aspetto è superato dalla possibilità di utilizzare lastre di grande formato, riducendo il numero delle fughe, e piastrelle con i bordi rettificati, ossia perfettamente a 90°, che possono essere accostate con fughe di 1-2 mm anziché 3-4 mm. Ci sono però altre tipologie di rivestimento che si prestano all’utilizzo in bagno, per esempio:
Il rivestimento delle pareti può essere esteso fino a soffitto, ma se ci sono problemi di smaltimento della condensa conviene limitarsi a una quota inferiore, in genere a filo superiore della porta, e trattare sia il soffitto sia la parte superiore delle pareti con tinteggiature traspiranti.
Per ristrutturare il bagno in modo ottimale bisogna però anche pensare all’illuminazione, la disposizione delle luci deve privilegiare zona della vasca (o la doccia) e la zona del lavabo: ci vuole un’illuminazione generale, ma servono anche punti luce localizzati e indipendenti, funzionali o semplicemente d’atmosfera (strisce a led, pannelli retroilluminati, plafoniere da incasso, punti luce colorati per cromoterapia). È indispensabile disporre di luci attorno allo specchio che consentano una buona visione dell’immagine riflessa, ma senza abbagliare: meglio che siano disposte ai lati piuttosto che in alto, per evitare che alcune zone del viso rimangano in ombra. Può essere utile una fonte luminosa montata su un supporto orientabile per una migliore visione dei dettagli, specialmente per il trucco.
Va tenuto presente che bisogna rispettare la normativa per ciò che riguarda la distanza di comandi e prese dai rubinetti e il grado di protezione IP che le apparecchiature elettriche devono avere a seconda che siano installate in zone esposte a schizzi, acqua a pioggia o in immersione. A questo proposito il bagno viene suddiviso in 4 zone di sicurezza decrescente (dalla 0 alla 3) partendo da vasca o doccia, dove il corpo è completamente bagnato, e allontanandosi da esse fino a quelle a rischio minore di esposizione all’acqua, per ciascuna delle quali ci sono precise regole da seguire per l’installazione delle apparecchiature elettriche.
Dal 13 al 17 gennaio 2025, Ermetika sarà tra i protagonisti del BAU di Monaco,…
Il pavimento in gres rappresenta una scelta intelligente e versatile per chi desidera combinare stile…
Finiture elaborate, arredi su misura, opere d’arte e richiami alla romanità sono i punti chiave…
Gli alzanti scorrevoli Finblok rappresentano la scelta ideale per ottimizzare gli spazi, massimizzare l’apporto di…
Quando si parla della casa, oggi più che mai, si fa riferimento al vero e…
Migliorare il comfort all'interno dell'abitazione dopo la posa del cappotto termico con Thermoigloo di Ard…