Nel centro di Roma, in un palazzo tra i più antichi della città, si è realizzato il restyling di un appartamento di circa 120 m2 con ingresso al piano strada e, sul lato opposto, affaccio sul Tevere con vista su uno dei numerosi ponti che lo attraversano. È l’abitazione di Fabio Massimo Bongianni, affermato chef titolare di un ristorante nei pressi della fontana di Trevi, dove organizza anche corsi di cucina.
L’edificio di cui fa parte l’appartamento, nei secoli ha subito vari interventi, probabilmente anche a seguito dei frequenti straripamenti cui il fiume era soggetto. Le opere ricostruttive che si sono succedute nel tempo hanno in gran parte nascosto o sostituito il tessuto murario primitivo; tuttavia da molti dettagli è possibile stabilire che la costruzione fosse già esistente nel 1400.
Più che di una ristrutturazione vera e propria si è trattato di un rinnovo degli interni, senza modifiche dell’assetto distributivo, soprattutto per evitare le lungaggini burocratiche riguardanti gli interventi su edifici come questo che, per ciò che sono e per il contesto di cui fanno parte, sono assoggettati a vincoli architettonici piuttosto stretti.
Per via dell’altezza interna corrispondente al limite minimo per l’abitabilità e dell’imponente travatura a vista (è presumibile che, in origine, i locali fossero adibiti a scuderia o botteghe artigiane), pareti e soffitti erano stati tinteggiati di bianco, affinché la già poca luce naturale che entrava dalle finestre venisse amplificata e portata il più possibile in profondità.
Per lo stesso motivo anche gli arredi si presentavano con colori chiari e l’intonacatura delle pareti era liscia e uniforme, delineando uno stile contemporaneo incoerente con la situazione.
Il progetto di restyling dell’appartamento ha avuto come obiettivo quello di organizzare ambienti che uscissero dall’anonimato e trasmettessero un po’ più calore, anche utilizzando tonalità scure, ma avvolgenti; tuttavia, pur prediligendo uno stile moderno e a tratti estroso per le soluzioni d’arredo, si è fatto in modo che risultasse evidente il carattere storico e “romaneggiante” del contesto.
Per riuscire nell’intento, non essendoci vere e proprie tracce del passato da riscoprire e valorizzare, è stato necessario crearle appositamente con tecniche decorative del nostro tempo, facendole apparire come autentiche preesistenze riportate alla luce.
In tutto questo si è rivelata fondamentale la stretta sinergia tra il committente, lo studio di progettazione e la realtà Krei che ha coordinato lo sviluppo delle soluzioni d’arredo personalizzate, le maestranze che hanno realizzato le finiture sartoriali e la scelta dei materiali.
In un primo momento si è ipotizzato di stendere sul pavimento in mattoni di cotto, artigianale ma non storico, una finitura colorata che ne ammorbidisse la rusticità, pur lasciandone a vista la tessitura: a questo proposito sono state effettuate prove preliminari con resine su piccole aree poco visibili, che non hanno però prodotto risultati soddisfacenti.
Si è perciò deciso di mantenerlo nella sua naturalità, procedendo con un’energica spazzolatura e un’accurata pulizia, seguita da lavaggio con una soluzione acida e ripetuti risciacqui fino a quando l’acqua è risultata pressoché pulita.
Dopo l’asciugatura la superficie è stata trattata per renderla idro-oleorepellente e meno sensibile alle macchie, con successiva finitura satinata.
Dal piccolo disimpegno dell’ingresso, giusto lo spazio necessario per una cappottiera, si entra direttamente nel soggiorno, dove ci sono due classici divani Chesterfield contrapposti, sagomati a dormeuse; tra essi un tavolino, realizzato su commissione collocando un cristallo ovale su due capitelli corinzi riprodotti in gesso.
Anche il camino a lato è un complemento realizzato su commissione e ha solo una valenza scenografica, non essendo funzionante. Si tratta di una struttura in legno rivestita frontalmente con una lastra di onice nuvolato extra, selezionata appositamente presso l’azienda Fratelli Marmo di Montefiascone (VT), che, per sua natura, si presta per essere retroilluminata.
Allo scopo, prima di montare la lastra, sul frontale della struttura, è stata fissata una striscia led formando una fitta spirale, affinché fornisse un’illuminazione uniforme senza linee di luce e zone d’ombra. Il top, i fianchi e l’interno sono rivestiti con lastre di marmo nero, mentre la base d’appoggio è una lamiera di ferro verniciato.
Sopra il camino la lampada Pyramis di It’s Stone con base in pietra basaltina.
L’interno delle nicchie è stato rivestito con foglia d’argento per far sì che la luce emessa dalle strisce led installate sotto i ripiani in cristallo producesse un alone dietro le opere esposte. Per avere la possibilità di creare più scenari sono stati installati alcuni faretti orientabili che permettono un’illuminazione puntuale dei diversi soggetti artistici.
Per scegliere la finitura delle pareti sono state fatte diverse prove di colore e di effetto, ma senza eccessi, per evitare che le superfici risultassero perfettamente regolari, prive di un legame con la matericità del pavimento e del soffitto.
Alla fine è stato scelto un effetto rigato ottenuto passando strumenti abbastanza semplici sullo strato di finitura ancora fresco, a porzioni verticali ben definite che fanno apparire le pareti come rivestite con tavole di legno grezze e tinte.
La tonalità scura accentua la luminosità esterna e le finestre diventano quadri del lungotevere. In alcuni punti delle pareti, con particolari tecniche applicative, è stato creato l’effetto di una finitura storica, come se si trattasse delle tracce di un rivestimento decorativo dei secoli passati riportato alla luce casualmente e preservato.
Uno chef che trascorre la maggior parte della giornata nella cucina di un ristorante ha bisogno di staccare quando rientra a casa: per questo la cucina domestica è stata progettata per un utilizzo più distensivo, per il piacere di cucinare tutt’al più per ospiti occasionali, integrandola con discrezione nel living.
Si presenta come un insieme essenziale e continuo di basi rivestite, per praticità di pulizia, con lastre di grès effetto marmo sia frontalmente sia sul top, nel quale si confondono visivamente il piano cottura in vetro chiaro e il lavello incassato sotto piano.
A lato del piano a induzione i candelieri in marmo (bianco Carrara e nero marquinia) e il vassoio in marmo Silver Wave, tutti pezzi della collezione Domus disegnata da Sara Lucci per It’s Stone. La parete sopra la cucina è completamente specchiata, accorgimento che, oltre a dilatare gli spazi, permette di conversare con gli ospiti anche durante la preparazione dei cibi, stando rivolti verso la zona cottura, mentre le spallette laterali sono rivestite con foglia d’argento.
Anche il tavolo da pranzo è realizzato su progetto: la base è un intreccio di travetti in legno i cui colori richiamano le cromie predominanti nell’ambiente, il piano è in cristallo fumé.
Nella zona più lontana dagli affacci, il living confluisce in un disimpegno tra zona giorno e zona notte: uno spazio destinato all’esercizio fisico tramite l’attrezzatura compatta Kinesis di Tecnogym in versione Vision, il cui fondo è rivestito con pannelli in acciaio che riflettono l’immagine specchiata senza alcuna distorsione.
Ai lati della palestra, il restyling dell’appartamento ha visto l’installazione di un’opera di Alessandro Baronio che riproduce in modo stilizzato i gabbiani in volo sul Tevere. L’opera è realizzata con porzioni di alluminio tagliate al laser, levigate superficialmente e fissate a parete con distanziatori, in modo che risultino rilevate di circa 8 cm. In posizione nascosta è inserita la retroilluminazione, che si riflette sulla parete rivestita in foglia d’argento.
Su una parete adiacente un’altra opera d’arte contemporanea, Divina Nylon di Sandro Mazzuccato. Una curiosità riguardante alcune delle opere d’arte che figurano tra gli arredi dell’abitazione: non sono di proprietà, ma in affitto con un servizio di noleggio a lungo termine che permette di tenere le opere per un certo tempo, dietro pagamento di un canone, e poi decidere se restituirle, acquistarle o sostituirle, un po’ come avviene nel mercato dell’automobile.
Il progetto “Art for Lease”, nello specifico, è nato da un’idea dell’artista Massimo Lupoli, titolare della Galleria Arturarte Contemporanea con sede a Nepi (VT), che dispone di oltre 30.000 opere noleggiabili al costo di 1 euro al giorno per un periodo di 12 mesi.
Dalla zona palestra, il restyling dell’appartamento prosegue attraverso una porta scorrevole, dalla quale si entra negli spazi privati, collegati da un disimpegno: di fronte il bagno, rivestito con lastre di grès da 3×1 metri tagliate a misura e posate da Ale Toro Tiling (posatori da 5 generazioni) a destra e a sinistra le due camere. Le armadiature e le cassettiere, in finitura laccata, sono state commissionate a una falegnameria in quanto dovevano inserirsi con precisone sotto le travi.
La camera verso il lato strada è completata da una seduta in velluto nero posta tra i due armadi, che definiscono una specie di nicchia rivestita in foglia d’argento; sulla parete laterale un’opera di Massimo Catalani raffigura un branco di alici, dipinte con polvere di marmo di Carrara, pomice di Lipari e bianco Maudon, l’aggiunta di un sale luminescente fa apparire i pesci come in movimento, con la complicità dell’incidenza della luce.
La poltrona in velluto nero a lato del letto porta la firma di Alessandro Palladino; i cuscini sono realizzati artigianalmente e riprendono i colori della camera.
Nell’altra stanza, tra i due armadi c’è invece una cassettiera sulla quale è collocata un’opera di Salvatore Savoca; al centro della parete dietro il letto è stata realizzata anche qui una complessa lavorazione che simula le tracce di un affresco del passato.
Le porte in legno, in origine verniciate in una tonalità rossiccia simile al ciliegio, sono state ridipinte con uno smalto grigio di Farrow & Ball ad effetto vellutato.
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Restyling appartamento storico a Roma | Interni capitolini con affacci sul Tevere
PROGRETTO:
R2L Studio – Arch. Sara Lucci – Arch. Marco Lucci
COORDINAMENTO INTERIOR DESIGN:
Krei
FOTOGRAFIE:
Corrado Bonomo
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