La porta ha ormai assunto il ruolo di vero e proprio complemento d’arredo che connota gli interni delle nostre case grazie alle varietà infinite di materiali, colori e finiture. Imprescindibile l’attenta valutazione quando si ristruttura un appartamento; poi, secondo le esigenze e il gusto personale, le scelte specifiche possono seguire logiche diverse, in armonia con distribuzione degli spazi. Se è difficile definire veri e propri trend, è possibile individuare un maggiore interesse per uno stile minimale: porte da interno filomuro, scorrevoli a scomparsa e serramenti dai profili sempre più sottili in cui il vetro, e le sue qualità tecniche, assume il ruolo principale. Soluzioni pulite che esaltano gli spazi e la diffusione o la rifrazione della luce. Al contempo, non si può non constatare la presenza di soluzioni personalizzabili, nelle performance tecnologiche certamente, ma anche nell’aspetto estetico, proposte che rendono i pannelli e le lastre vetrate i veri protagonisti dello spazio.
Valido alleato per risolvere situazioni distributive più o meno complicate, la porta non è più solo l’elemento di passaggio tra un ambiente e l’altro. Se da un lato è diventata un vero e proprio oggetto di design che connota ogni singolo ambiente, e per questo le porte da interno non devono necessariamente essere tutte uguali in un appartamento, dall’altro racchiude in sé caratteristiche tecniche spesso non immediatamente visibili. Secondo le modalità costruttive, infatti, ogni elemento può disporsi nello spazio in diverse configurazioni secondo le necessità di schermature totali o parziali di un ambiente, avere caratteristiche di isolamento acustico o automatismi di chiusura e apertura per facilitare il passaggio.
Ristrutturando o progettando una nuova casa è facile commettere errori. In primo luogo, prendiamoci del tempo per valutare tutte le ipotesi e non commettiamo l’errore di scegliere le porte da interno come ultima cosa: vanno pensate in corso d’opera, sia perché, con le molte tipologie disponibili, contribuiscono alla distribuzione dello spazio, sia per non dover intervenire per correggere qualcosa una volta terminati i lavori.
Quasi ogni soluzione, poi, può avere stipiti o cornici di diverse forme e finiture o essere a filomuro (o rasomuro). Il muro, in questo secondo caso, è privo degli elementi citati sopra e la porta, complanare con la parete, si mimetizza senza soluzione di continuità con la superficie che la ospita.
La detrazione del 50% per la sostituzione delle porte da interno, anche negli edifici singoli, è possibile, ma solo se l’intervento è collegato a un “intervento superiore”. A chiarirlo è il Ministero dell’Economia e delle Finanze (in risposta all’interrogazione n. 5-03461 del 31 gennaio 2020).
È chiaro ora che la detrazione spetta anche nell’ipotesi di spese sostenute per interventi di manutenzione ordinaria sulle singole unità immobiliari (nei quali rientra la sostituzione delle porte da interno), solo se tali interventi fanno parte di un intervento superiore ammesso all’agevolazione fiscale, cioè la manutenzione straordinaria, il restauro e il risanamento conservativo o la ristrutturazione edilizia. In altre parole, la possibilità di detrarre la spesa sostenuta è esclusa qualora la sostituzione delle porte interne sia l’intervento primario.
Se, invece, la loro sostituzione ricade in un intervento di manutenzione straordinaria, di restauro e risanamento conservativo o di ristrutturazione edilizia, la detrazione del 50% può essere calcolata anche per le spese di sostituzione di porte da interno (normalmente rientranti nella manutenzione ordinaria), se necessarie per completare il lavoro nel suo insieme. Una precisazione, forse scontata: le porte non sono contemplate nelle categorie comprese nel bonus mobili, così come non lo sono i pavimenti.
Il vetro è sicuramente uno dei nuovi trend nel mondo delle porte. Trasparente o satinato, colorato o meno, con inserti in metallo, suddiviso in riquadri o con disegni geometrici che alternano opacità e trasparenze oppure perfettamente liscio, designer e aziende ne stanno sperimentando le potenzialità anche negli ambienti interni.
Il sistema di apertura è fra i più classici e diffusi, ma le soluzioni disponibili sono inimmaginabili. Grazie a materiali e finiture, alle nuove tecnologie nella lavorazione del vetro e del metallo, le porte a battente possono assumere qualsiasi forma. L’avvento delle porte rasomuro e la possibilità di applicare alla porta la stessa finitura delle pareti ne ha esaltato il minimalismo, mentre le sperimentazioni in materiali differenti e la possibilità di ante a tutt’altezza permettono soluzioni dal forte impatto estetico.
Le porte da interno rototraslanti non dispongono di cerniere come le porte a battente né di perni fissi come le porte a bilico: il meccanismo di apertura è costituito essenzialmente da un carrello che scorre in un binario fissato sotto lo stipite e due bracci (superiore e inferiore) imperniati nello spessore dell’anta e nel montante del telaio. Quando si va ad aprire la porta, l’anta viene guidata a spostarsi di lato, centrandosi sotto lo stipite. In questo modo, l’apertura della porta non “disegna” un arco di cerchio, ma un’ellisse ribassata: l’ingombro dell’anta viene distribuito tra interno ed esterno in egual misura.
L’anta rimane sovrapposta alla parete, si apre scorrendo su un binario superiore che può essere interamente a vista, occultato da una mantovana, o invisibile grazie a un sistema telescopico. Dal lato di apertura la porzione di parete interessata dallo scorrimento dell’anta deve rimanere libera da arredi e complementi.
Da pannello opaco di legno o di alluminio di separazione fra due ambienti, a superficie trasparente di collegamento, almeno visivo; da schermo traslucido, bianco o colorato che ha preso in prestito dalla fotografia pellicole e gelatine per creare effetti di luce che soli caratterizzano un ambiente, oggi, la porta cambia veste. E lo fa principalmente in due modi, opposti e complementari.
Il primo, sparendo, dissolvendosi nella parete, diventando essa stessa parete, con una duplice funzione: contenere qualsiasi cosa non debba rimanere a vista, ripostigli o zone lavanderia, guardaroba o locali di servizio, oppure sostituendosi alla parete in muratura, fissa per definizione, articolando diaframmi interamente mobili, ma solo all’occorrenza. Il secondo, al contrario, palesandosi e assumendo un ruolo attivo nello sfruttamento dello spazio: la porta diventa contenitore.
Aprendosi a battente, scorrendo all’interno del muro o ruotando su una cerniera, sfruttando un solo lato o entrambi, anche in maniera differente, ecco che quel diaframma che separa e unisce gli ambienti diventa esso stesso “spazio”, da sfruttare, da usare, in cui riporre qualsiasi cosa. La porta si è riscoperta, si è reinventata e si è perfettamente adattata alle esigenze dello spazio contemporaneo.
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