Il colore, e il suo uso negli ambienti indoor, ha molteplici identità: se da un lato, infatti, è indicatore di un determinato stile dell’abitare, dall’eleganza raffinata e un po’ manieristica alla vivacità sfrontata, dall’altro segue la moda del momento, basti pensare al costante annuncio del colore Pantone dell’anno, ma oggi più che mai è diventato anche sinonimo di salubrità degli ambienti.
Complice l’interesse dei media al problema della qualità dell’aria negli interni, e la nostra costretta permanenza in ambienti chiusi degli scorsi anni, ricerche sempre più mirate sviluppano composizioni ormai avveniristiche in grado non emettere inquinanti, anzi, di assorbire quelli presenti negli ambienti che provengono da altre fonti.
Quando parliamo di colore in casa ci sono almeno due modi di intenderlo: l’oggetto, l’arredo colorato che solo va a definire un ambiente, o il colore declinato come vero e proprio materiale, perciò applicato alle pareti, ma anche a soffitti e pavimenti. In entrambi i casi risulta comunque evidente che il colore concorre alla definizione dello spazio, non è mai “solo” un arredo, cambia la percezione dell’ambiente. Lo spazio diventa “malleabile” attraverso il colore: si può ampliare, restringere, allargare, alzare, abbassare. Bisogna però fare attenzione: il colore deve essere dosato.
Ciascun colore trasmette benefici, stimola o è in sintonia con determinate emozioni. La scelta tra colori caldi o freddi cambia a seconda della stanza e dell’uso che se ne fa. Se la giusta tonalità contribuisce non poco a creare un ambiente sereno e soddisfacente, così una scelta cromatica sbagliata può, a lungo andare, rendere meno “vivibile” una stanza. Sappiamo che le tonalità calde, i gialli, gli arancioni e i rossi, evocano un senso di calore, accoglienza e intimità. Per questo tali tonalità sono consigliabili in ambienti poco soleggiati. I colori neutri, come i beige, i bianchi e i grigi, offrono una sensazione di freschezza e luminosità; sono adatti, perciò, per locali poco luminosi. Infine, i colori freddi, come i blu o i verdi, sono rilassanti e aiutano il riposo.
Così, nell’ingresso, il primo ambiente che ci accoglie quando entriamo in casa, e nelle stanze dove trascorriamo la maggior parte della giornata, come il soggiorno o la cucina, sono adatti colori caldi o neutri, come i beige, i gialli, anche l’arancione, in tinte pastello. Nelle camere da letto le pareti possono essere colorate con tinte che inducano il rilassamento, come i blu, gli azzurri o i verdi, similmente per il bagno.
Nei passaggi da una stanza all’altra, nei corridoi e nei disimpegni, non ci dovrebbe mai essere un “salto” cromatico molto evidente: il consiglio è evitare i forti contrasti. Una casa che ha uno stile cromatico uniforme trasmette, infatti, un senso di armonia; il contrario può recare disturbo.
Inoltre, dato che il colore modifica la percezione dello spazio, è necessario prestare attenzione, oltre che alla specifica tinta, anche a quale superficie applicarla. Pareti e soffitti di colori scuri tendono a ridurre l’ambiente, rendendo più intimo un locale molto grande, mentre una tinteggiatura chiara e uniforme donerà luce e “spazio” a una stanza piccola. Ma non è necessario tinteggiare un’intera stanza di un unico colore. Se, per esempio, il soffitto è più chiaro delle pareti, l’ambiente sembrerà più alto, il contrario genererà la sensazione opposta; quando si colora un’unica parete più scura delle altre la stanza aumenta la sua profondità. Ambienti sproporzionati possono essere ricondotti a una proporzionalità più gradevole dipingendo le pareti di maggiore estensione con colori freddi e chiari, mentre quelle più corte con colori più caldi e scuri. Per gli ambienti a pianta irregolare è consigliabile dipingere pareti e soffitto nello stesso colore (meglio se chiaro) in quanto ogni differenza di tonalità accentuerebbe l’evidenza dell’irregolarità.
Detto ciò, la teoria del colore esiste e i suggerimenti, seppur generici, offrono una panoramica percettiva consolidata, ma poi nelle scelte subentrano altri aspetti fondamentali. La dimensione della casa, ad esempio: se la casa è molto grande e non si usano sempre tutti gli ambienti, si può osare di più che in una casa in cui tutti gli spazi sono vissuti quotidianamente. E poi l’uso che se ne fa: se la casa è abitata per le vacanze o nei fine settimana possono essere fatte scelte differenti rispetto a una casa utilizzata ogni giorno.
Se la scelta del colore, delle decorazioni o della texture è in base al gusto personale, per quella del tipo di pittura è importante orientarsi su prodotti ecosostenibili e green, pensati nel rispetto dell’ambiente, che assicurino comfort domestico e salubrità dell’aria.
Per la tinteggiatura degli interni vengono normalmente utilizzate le ”idropitture”: dispersioni acquose di un legante (che può essere di tipo vinilico, acrilico, stirolo-acrilico ecc.) con aggiunta di biossido di titanio, diversi pigmenti, cariche, additivi e modificatori di reologia (le qualità di viscosità e applicabilità). Le idropitture sono formulate con caratteristiche diversificate quanto a copertura, traspirabilità e resistenza al lavaggio. Inoltre, in funzione della loro composizione, possono avere un aspetto finale satinato o lucido. Ma c’è di più: l’utilizzo di additivi permette di ottenere idropitture con caratteristiche particolari come quelle antimuffa, anticondensa o termoisolanti. Infine, la ricerca in campo chimico ha permesso, in questi ultimi anni, di mettere a punto idropitture igienizzanti e ipoallergeniche (anche dermatologicamente testate) che hanno particolari proprietà come quelle antibatteriche, di abbattimento della formaldeide presente all’interno degli ambienti o di produrre un effetto fotocatalitico ossidante in grado di decomporre le sostanze organiche che vengono a contatto con la superficie.
Alternativa a questa tipologia di tinteggiatura sono gli smalti, la cui elevata resistenza all’umidità li rende specificatamente adatti per il trattamento di ambienti umidi, cucina e bagno per esempio. Rappresentano una valida alternativa al rivestimento ceramico, basti pensare che esistono smalti all’acqua certificati HACCP (Hazard Analysis and Critical Control Points) secondo la norma UNI 11021:2002, idonei cioè per la verniciatura di ambienti con presenza di alimenti. Inoltre, hanno una notevole resistenza alle sostanze chimiche e ai detergenti.
Le idropitture, così come gli smalti, possono essere stese su qualsiasi tipo di superficie, dall’intonaco ai mattoni, alle finiture a gesso, alle superfici in legno o in ceramica. Dato che il supporto deve essere asciutto, pulito e presentare una superficie continua e coesa, è spesso utile far precedere alla tinteggiatura un trattamento con un primer fissativo, una sorta di pittura trasparente e incolore scelta in base alla pittura che verrà applicata successivamente.
Oltre alla tinteggiatura tradizionale con un bianco, si può optare per un colore neutro steso in modo uniforme. Oppure, con particolari tecniche di stesura o con prodotti dalle caratteristiche specifiche si possono ottenere effetti molto diversi.
Se le spugnature e le pennellature creano un effetto discontinuo della tinteggiatura, con applicazioni tono su tono più o meno contrastanti, le velature conferiscono sfumature cromatiche più dolci; inoltre, la stesura di pitture metallizzate o madreperlate crea superfici dalle texture più elaborate e le vernici a effetto lavagna o calamita aggiungono anche una funzione, oltre a un gioco. Infine, aggiungendo a composti a base di calce polveri di altri materiali, il marmo per esempio, e con un’opportuna lavorazione della parete si riescono a ottenere vere e proprie superfici materiche tridimensionali.
Negli ambienti interni possono trovarsi due fonti inquinanti principali: i VOC e la formaldeide.
I VOC (Volatile Organic Compounds – Composti Organici Volatili) sono composti chimici caratterizzati dalla capacità di evaporare facilmente nell’aria a temperatura ambiente. Comprendono diversi elementi, dagli idrocarburi ai composti contenenti ossigeno, cloro oltre a carbonio e idrogeno, agli idroclorofluorocarburi (HCFC). Possono essere introdotti dall’esterno o essere emessi da prodotti e materiali di costruzione e finitura e dagli arredi, ma possono provenire anche da attività umane, come il fumo o l’uso di prodotti detergenti, ceranti o insetticidi. Negli ambienti indoor, spesso caratterizzati da ricambi di aria limitati, i VOC possono raggiungere concentrazioni elevate.
La formaldeide, un particolare tipo di VOC, è un composto organico in fase di vapore, incolore, solubile in acqua e dall’odore pungente. Oltre a essere un prodotto della combustione (il fumo di tabacco per esempio), è anche emesso da resine usate per l’isolamento e per comporre truciolati e compensati di legno, per tappezzerie, moquette, tendaggi e per altro materiale da arredamento.
Non è un caso, infatti, che le maggiori concentrazioni si registrino dopo un intervento edilizio o di finitura o a seguito dell’inserimento di nuovi mobili.
La certificazione europea per i prodotti ecologici è la Ecolabel (marchio usato per certificare, secondo il regolamento CE n. 66/2010, il ridotto impatto ambientale di prodotti o servizi), ma questa legislazione ammette tuttavia che le pitture e le vernici con dicitura ecologica possano contenere meno del 5% di metalli pesanti, come piombo e cobalto, e una quantità ridotta di VOC. Alcune etichette, per fugare ogni dubbio, riportano, oltre al marchio europeo, la dicitura “zero VOC” o “zero COV”.
Più nello specifico, la DIN EN 13 300 è la norma qualitativa per pitture e sistemi di rivestimento di muri e soffitti in ambienti interni e raggruppa le caratteristiche più importanti per la valutazione di una pittura per interni.
La normativa ISO 22196 descrive i criteri per la determinazione dell’attività antibatterica dei sistemi di verniciatura delle superfici e la già citata certificazione HACCP, in riferimento alla norma UNI 11021:2002, tratta di pitture e vernici, prodotti e sistemi per la verniciatura di ambienti con presenza di alimenti, stabilendo requisiti e metodi di prova.
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