Al terzo piano di un palazzotto di inizio ‘900 nel quartiere torinese Crocetta, appena fuori dal centro città, l’architetto Matteo Italia ha progettato la propria abitazione minimal chic: si tratta di un appartamento di circa 150 metri quadrati che era stato già ristrutturato da altri, alcuni anni prima, ma non era mai stato abitato.
Lo schema distributivo degli ambienti, tuttavia, risultava inadeguato per una coppia con un figlio piccolo e solo temporaneamente “unico”: a partire dall’ingresso, una stanza di oltre 35 metri quadrati che è stata necessariamente ridimensionata al suo effettivo ruolo. In questo modo si è potuto far spazio a funzionalità irrinunciabili per una famiglia del nostro tempo: un bagno privato nella zona notte, armadiature nascoste, locale lavanderia.
Riducendo drasticamente le dimensioni della camera padronale è stato possibile inoltre ricavare una stanza in più. Le decorazioni a stucco dei soffitti originali, alti circa 4 metri, sono state mantenute soltanto nel salone; nelle altre parti della casa i soffitti sono stati ribassati per varie esigenze concomitanti, come la necessità di far passare i nuovi impianti e inserire luci, di installare la climatizzazione centralizzata.
La ridistribuzione di alcune pareti divisorie, inoltre, ha inevitabilmente interferito con le decorazioni dei soffitti, speculari alle piante dei locali, determinandone di conseguenza l’alienazione; i ribassamenti, infine, si sarebbero comunque resi necessari per evitare uno spiacevole “effetto pozzo” nei locali meno spaziosi e nei disimpegni.
L’appartamento minimal chic si distingue per la scelta di tonalità morbide e raffinate, tra le quali prevalgono il sabbia e il verde salvia accompagnati dall’intrigante grafica tracciata dal parquet a spina di pesce e dalla signorilità delle boiserie. Sono molte le opere di arte contemporanea che arricchiscono le stanze, oltre a lampade iconiche e ricordi di viaggi in Oriente, e valorizzano l’eleganza degli ambienti d’epoca donando calore e personalità alla casa.
La forma poligonale del vano scale si ripercuote all’interno dell’appartamento: si attraversa l’ingresso, che si sviluppa trasversalmente rispetto alla pianta, e si raggiunge un disimpegno che, risultando ruotato di 45°, condiziona la pianta dei locali circostanti.
L’ampia zona di ingresso è stata ricondotta a una geometria più consona, quella di uno spazio di introduzione alla casa, ricavando a destra una cabina armadio e a sinistra un vano cappottiera; sempre su questo lato, una porta nasconde il breve corridoio che collega il bagno, la camera padronale, un nuovo locale lavanderia e un nuovo studio.
Quest’ultimo, che in prospettiva può essere trasformato in cameretta, è risultante dalla costruzione di una nuova tramezza che ha ragionevolmente ridotto la superficie della camera padronale, dall’eliminazione del ripostiglio e dal restringimento della cucina (circa 30 cm), ora accessibile soltanto dal salone.
Nei disegni si nota un particolare tipico di molti palazzi del passato: il bagno annesso alla zona giorno e la lavanderia, altrimenti privi di finestre, prendono luce da due vetrate prospicenti il vano scale, opportunamente isolate e schermate dall’interno.
Nonostante il consistente restringimento, l’ingresso si presenta abbastanza ampio e, seppur in chiave moderna, enfatizza l’eleganza delle dimore di questa zona all’epoca di costruzione. Emergono alcuni dettagli degli stucchi originari, mantenuti ove possibile, che completano la finta boiserie realizzata con listelli di polistirene sulle nuove partizioni in cartongesso.
La tinteggiatura integrale in tonalità verde oliva crea un ambiente raffinato e accogliente, lega molto bene con il parquet posato a spina Chevron, il cui disegno invita a dirigersi verso il salone, e mette in evidenza i dettagli chiari come soffitti e il battiscopa sagomato a becco d’anatra. Per non alterare l’uniformità della boiserie, in questa zona sono state installate porte rasomuro.
Nel corridoio adiacente, affinché non risultasse cupo, la boiserie è limitata alla parte bassa delle pareti. Qui, per il bagno e la lavanderia, sono state installate porte vetrate, sia per portare luce naturale nella parte più profonda del corridoio sia perché le porte originali a doppie ante, restaurate e laccate con finitura opaca, non garantivano un isolamento acustico ottimale.
Nel controsoffitto è installata l’unità che distribuisce l’aria condizionata nei locali, differenziata tra zone giorno e zone notte. Per non alterare la facciata, l’unità esterna è stata installata due piani più in alto, sul terrazzo condominiale, facendo passare le tubazioni dentro una vecchia canna fumaria in disuso, operazione consentita dall’elevata prevalenza del sistema.
Proseguendo in continuità dall’ingresso, nel salone il parquet si dispone trasversalmente rispetto alla geometria della stanza e al posizionamento degli arredi, guidando in direzione della luce che entra dalle portefinestre alte oltre 3 metri: si tratta di un rovere tre strati con superficie leggermente spazzolata e verniciato con pigmenti naturali, realizzato appositamente da Piccardi Living per questa abitazione minimal chic.
In questo ambiente di circa 40 metri quadrati, dominato da tonalità soft con alcuni dettagli di colore più deciso, ci sono il tavolo da pranzo e le sedie in velluto blu di Bonaldo, la zona relax con il divano angolare di Lema e una madia di Rimadesio dalle forme rigorose, su cui è posta la lampada Spun Light di Flos; sulla parete laterale, sotto un’opera dell’artista Sergio Ragalzi, il biocamino Cavour disegnato da Matteo Italia per Biofireplace.
La sospensione a centro stanza, coordinata con le applique (Osman di Tooy), reinterpreta in chiave moderna gli chandelier di un tempo.
Inizialmente la cucina disponeva di un duplice accesso, dall’ingresso e dal salone; nella ristrutturazione è stato mantenuto solo quest’ultimo, ricavando così una porzione di parete in più per lo stoccaggio. Pur avendone ridotta la larghezza, rimane uno spazio di movimento più che sufficiente tra le colonne e il piano di lavoro.
La cucina è un modello di Modulnova in rovere con finitura effetto metallo e top in pietra Piasentina e anche la boiserie dietro al piano snack in marmo calacatta è stata realizzata su disegno nella stessa finitura.
Oltre alle lampade Beat di Tom Dixon, l’illuminazione è fornita dai Laserblade di iGuzzini inseriti nelle gole nere a soffitto, una soluzione che lo studio propone abitualmente nei suoi progetti. Le doppie porte originali dell’epoca sono state restaurate e laccate.
Qui sopra alcune immagini di cantiere che mettono in evidenza, tra l’altro, lo spostamento della parete divisoria che separava la cucina dalla camera, a seguito del quale è stata ricavata una stanza in più che per il momento è adibita a studio.
La poltrona Barcelona di Mies Van Der Rohe del 1929, nello studio, un’icona del design che dal 1959 viene prodotta in esclusiva da Knoll; sulla scrivania la lampada degli anni ’60 Nesso di Artemide.
Nella camera da letto padronale, ridotta a favore dello studio, c’è posto soltanto per il letto matrimoniale; su uno dei comodini Tulip di Saarinen la lampada Guns disegnata da Philippe Stark per Flos, a parete l’applique ORG di DCW éditions.
La parete dietro il letto è rivestita con la carta da parati Rosetta Wall, di Dedar come il copriletto, i cuscini in tessuto jacquard materico Chérie e le delicate tende Zen poste davanti ai serramenti esterni di tutta la casa.
Di fronte al bagno, a parete, la particolare lampada Abatourd’Hui di Flos.
Essendo il bagno in camera privo di finestre, si è pensato di installare una grande vetrata traslucida per dividerlo dalla stanza, ottenendo un duplice vantaggio: portare all’interno del bagno la luce naturale fornita dalla portafinestra della camera e avere un risultato scenografico d’effetto.
Per il rivestimento della parte bassa nella zona sanitari sono state scelte lastre di marmo in finitura CNC, una fresatura a righe verticali che riproduce le lavorazioni delle macchine a controllo numerico; il mobile sospeso in noce canaletto, realizzato su disegno, supporta il catino Niefa in marmo di Carrara, accostato alla raffinata rubinetteria a parete AA/27 di Boffi+Fantini con finitura ottone spazzolato.
La doccia è interamente rivestita in marmo, con pavimento in marmo di Carrara in una particolare finitura denominata “cotone”; il soffione è incassato in un ribassamento che, dal lato camera, ha permesso di ricavare un ripostiglio in quota per valigie e altri accessori di utilizzo occasionale. Lavabo e rivestimenti sono di Salvatori.
Il rivestimento dell’altro bagno ha un effetto tridimensionale ancora più marcato, dato dalle piastrelle in grès porcellanato 315×35 mm Triangle Small ed esaltato dall’illuminazione radente nascosta dalle velette sovrastanti che ripropongono la tonalità verde salvia dell’ingresso; all’interno della doccia le piastrelle Losange.
Entrambi i rivestimenti fanno parte della collezione Rombini di Mutina. Nonostante lo spazio limitato (circa 5 m2), oltre alla doccia si è potuto disporre anche della vasca, optando per il modello Dafne da 130×80 cm di Ceramica Cielo.
Della stessa azienda anche il mobile Milano con lavabo integrato nel top in ceramica e cassettiera, mentre i sanitari sospesi fanno parte della linea Pura di GSI.
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Minimal chic nel “salotto” di Torino
P R O G E T T O
Arch. Matteo Italia
www.Italiaandpartners.it
F O T O G R A F I E
Federico Moschietto
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