Non chiamatela diva, né velina nè tantomeno show girl: lo show business in questo momento della sua vita non è una priorità. È quello che ha voluto rimarcare quando siamo andati a trovarla nella sua casa milanese. Basta con i calendari e con i programmi televisivi. Adesso il suo tempo è dedicato solo a fare la mamma e a dipingere le sue opere, in pochi anni quotate a livello internazionale.
Ludmilla Radchenko è art designer (si è diplomata in design della moda in Russia) e ha oggi al suo attivo mostre collettive e personali a Milano, New York, Amsterdam. Il suo stile si rifà alla pop art. Pop realism, tiene a precisare. “Le mie opere pongono attenzione al mondo del consumo – afferma Ludmilla – l’oggetto diventa protagonista dell’opera ed è sempre dissociato dal contenuto. I miei quadri si cibano di vita reale, pongono domande e sprigionano ironia”.
In Italia da sedici anni, oggi è una donna realizzata: è compagna di Matteo (la “iena” Matteo Viviani, ndr), mamma di una bellissima bimba, Eva di 5 anni, e in dolce attesa di un maschietto e le sue creazioni vengono vendute in tutto il mondo. Ludmilla prende ispirazione da tutto quello che vede e afferma che per lei arte è saper osservare, prendere il meglio e reinventare. Ci accoglie nella sua abitazione, una mansarda all’ultimo piano di un palazzo d’epoca totalmente ristrutturata e molto silenziosa, con travi a vista bianche, ma soprattutto piena di luce proveniente dalla serra collocata nel cuore della casa. Opere d’arte posizionate ovunque, anche in bagno. Creazioni personali, ma anche di artisti provenienti da tutto il mondo. Ci parla di arte e di lavoro seduta comodamente al centro del suo letto, mentre si accarezza il pancino ormai al quinto mese. Nella sua casa il segno artistico è presente ovunque: vetrofanie, tendaggi, tele d’autore. E ancora scale ricoperte da foglie d’oro, argento e mosaici. Persino nella cameretta della piccola Eva un palloncino sospeso in resina rievoca un’atmosfera artistica e sognante.
Ludmilla da quanto tempo vivi in questa casa?
Da circa sette anni. Io e Matteo abbiamo deciso di acquistarla insieme. E’ stata la nostra prima convivenza ed è ancora oggi una bellissima esperienza. Abbiamo messo insieme le nostre forze non solo economiche ma anche personali e questa casa rispecchia totalmente le nostre identità e la nostra storia.
Ti sei avvalsa di architetti e professionisti durante la ristrutturazione?
Assolutamente no, abbiamo fatto tutto da soli e abbiamo ristrutturato completamente. In origine si presentava come solaio, un unico spazio aperto, e così abbiamo delimitato gli spazi disegnando sul pavimento bombolette spray. Gli architetti sono intervenuti successivamente per realizzare librerie e mobili, dando forma alle nostre idee. Un esempio è il tavolo in cucina, che rappresenta la nostra storia d’amore: sono riprodotte una gondola e un canale di Venezia. Questo perché a Venezia su una gondola Matteo mi ha consegnato una lettera d’amore. Sul tavolo sono riprodotte altre due lettere, una di mio nonno e una mia. Sono anche rappresentate due tazze da caffè di Amsterdam che ricordano un nostro viaggio in Olanda e alcuni ricordi delle Maldive.
In casa hai opere di altri artisti oltre alle tue?
Certamente. Sono molto legata alle opere di Stefano Pilato che coinvolgo sempre all’interno di una fiera internazionale. I suoi pesci sono apprezzatissimi. Porto sempre le sue opere in giro per il mondo nelle mie esposizioni.
Ardita è la scelta del colore in cucina. Ti ha condizionata nella scelta degli altri ambienti?
Direi di no. E’ una cucina Berloni, l’ho scelta perché volevo qualcosa di particolare, total pink, puro design. Per fortuna Matteo mi ha lasciato carta bianca: ho fatto tutto da sola e sono contenta.
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