Una casa pop e ricca di sorprese quella che il designer architetto Stefano Giovannoni abita con la moglie Elisa Gargan, sua compagna di vita e socia nel lavoro, e i loro due figli. Un lungo e riuscitissimo sodalizio familiare-professionale che traspare anche dalla loro abitazione, frutto – dicono – di continua mediazione.
“Con mia moglie abbiamo idee molto diverse – afferma sorridendo Stefano Giovannoni – e ogni qual volta dobbiamo inserire un nuovo oggetto in casa si discute. Gli unici due arredi che abbiamo scelto di comune accordo sono stati i due tavoli del piano abitazione: quello che assomiglia a un enorme “tagliere” nel salone, opera artistica di uno scultore francese il cui legno è ricavato da un unico pezzo di albero, e il tavolo della cucina, rivestito in cristallo e argento, degli anni ’50, all’epoca usato come bancone di una pellicceria a Venezia e da noi trovato in un mercato antiquario a Parma. Per il resto si discute. Come è avvenuto per la cucina. Elisa e io siamo entrambi ottimi chef, ci piace ricevere e organizziamo spesso feste qui a casa. Ed è per questo che abbiamo due cucine, una al piano abitazione disegnata da Elisa, dallo stile più tradizionale, e un’altra “mia” al piano della terrazza, molto attrezzata e tecnica, in cui mi diletto anche a sfilettare i tonni”.
Ma l’appartamento è solo una parte dello stabile, una ex fabbrica di turbine, tipico immobile industriale a mattoncini rossi, acquistato dai Giovannoni nel 1999 per sfruttarlo come studio-abitazione. “Si è trattato di una ristrutturazione molto importante, soprattutto per quanto riguarda gli interni – afferma Giovannoni – essendo l’immobile composto di più piani, ciascuno adibito a funzioni diverse, con una torre che conteneva una cisterna alta 26 metri, che serviva per fornire acqua al piano interrato, dove, in due grandi vasche, avveniva la prova di funzionamento delle turbine. Una di queste vasche è rimasta e l’abbiamo trasformata nella piccola piscina che abbiamo allestito come Spa, rivestendola con mosaici Bisazza e mantenedo qualche elemento di preesistenza, come i bocchettoni dell’acqua”.
Mentre gli interni sono stati completamente stravolti, gli esterni sono rimasti originali, eccezione fatta per le pareti in vetro cemento che sono state sostituite da finestroni verticali ai piani inferiori e da una grande vetrata orizzontale che corre su tutti i quattro lati al piano abitazione.
“Al primo piano, dove oggi c’è lo studio – prosegue Giovannoni – c’erano i carri ponte, mentre al piano dove oggi abitiamo c’era l’ufficio dove venivano disegnate le turbine.
Essendo la pianta della casa un perfetto quadrato 20×20 metri con le finestre che corrono su tutti quattro i lati, la zona centrale dell’appartamento sarebbe rimasta buia. Per questo motivo, al centro abbiamo creato un giardino d’inverno, le cui vetrate sono apribili sui tre lati e affacciano sul salone, sulla cucina e sul disimpegno di fronte alle camere, fornendo luce. Questo ci permette inoltre, quando riceviamo, di avere una zona in più”.
Una casa-studio, quindi, dove si abita e si lavora, sono più i pro o i contro di una scelta di questo genere? Per il designer la risposta è netta: “Per me sono solo pro. In passato ho spesso lavorato lontano da casa e mi sono convinto che sia più importante la separazione mentale piuttosto che quella fisica. Io preferisco avere le due realtà separate ma collegate.
Una casa ricca di stimoli quindi, sempre diversa a ogni angolo, con forme differenti e colori brillanti, che rispecchiano appieno l’originalità creativa di Giovannoni e di sua moglie.
Creatività che trae origine, secondo Giovannoni, dalle contaminazioni originate dalle letture filosofiche di gioventù e da una grande passione dell’infanzia. “Il filosofo sociologo Jean Baurillard è stato molto importante nel mio percorso intellettuale, per le sue teorie sul mondo del consumo, della merce e degli oggetti, concetti che sono diventati elementi connotanti tutto il mio lavoro. Andando, invece, più indietro nel tempo, grandissima influenza sulla mia produzione ha avuto la grande passione per il mondo della natura, di cui ho subito il fascino sin da piccolissimo, in particolare per gli animali e maggiormente per i pesci. Avevo, in particolare, un libro dei pesci che amavo moltissimo: passavo ore a disegnare copiando ogni specie di forma ittica nei minimi particolari. Credo che gran parte della mia ispirazione nasca da lì”.