I moderni climatizzatori sono più silenziosi, consumano molto meno grazie alla tecnologia inverter, sono gestibili anche da remoto e hanno un’estetica molto curata, oltre che personalizzabile.
Ma soprattutto il loro utilizzo non si limita alla stagione estiva, perché possono anche riscaldare gli ambienti senza bisogno, a certe latitudini, di ulteriori centrali termiche

Chi pensa di installare un climatizzatore lo fa anzitutto per garantirsi ambienti freschi in estate, ma in realtà si tratta di una macchina che, inoltre, regola l’umidità interna, purifica l’aria da batteri e polveri sottili e, se è a pompa di calore, può essere utilizzata tutto l’anno perché può anche funzionare in modalità riscaldamento.

Un climatizzatore monosplit è costituito da un’unità interna collegata a un’unità esterna; nel sistema multisplit a una sola unità esterna possono essere collegati da 2 a 5 split. Entrambi i sistemi presentano vantaggi e svantaggi, specialmente nelle soluzioni intermedie.

I climatizzatori più diffusi sono quelli a split, meno complicati da installare perché trovano posto nella parte alta della parete, generalmente libera da atri complementi: l’installazione è ancora più semplice se sono privi di unità esterna, anche se questi ultimi sono tendenzialmente più rumorosi. In alternativa ci sono i ventilconvettori o fancoil, che si installano nella parte bassa della parete (come i termosifoni), a sbalzo o a incasso: alcuni modelli possono riscaldare anche in modalità radiante, risultando più silenziosi grazie alla possibilità di diffondere il calore escludendo la ventola. In fase di ristrutturazione si può valutare l’installazione di climatizzatori a cassetta nel controsoffitto, con il vantaggio di avere una diffusione dell’aria più uniforme senza alcun ingombro a parete.

Come calcolare la potenza necessaria per la propria abitazione

La potenza necessaria di condizionamento si esprime con una particolare unità di misura: il BTU (British Thermal Unit) è la quantità di calore necessaria per innalzare di 1 ° Fahrenheit la temperatura di una libbra d’acqua (453,59 g).

I BTU necessari per condizionare un ambiente andrebbero ovviamente calcolati in base ai metri cubi di questo, ma per praticità, assumendo come altezza media di locali abitativi i 2,9 metri, si utilizza, per rapidità di calcolo, il valore in metri quadri dell’ambiente stesso.
Se, però, l’ambiente ha un’altezza non standard (maggiore o minore di 2,9 metri) dovremo tenerne conto con il calcolo dei metri cubi.

Secondo la valutazione media-standard per raffrescare un ambiente sono necessari 340 BTU per metro quadrato.

Questa è una stima di base, che, per quanto verosimile, deve essere rivista e corretta con altre valutazioni aggiuntive che possono aumentare considerevolmente il calcolo dei BTU necessari.

Ecco un elenco sintetico e riassuntivo degli elementi di cui tener conto e dei relativi BTU che vanno aggiunti:

  • persone presenti mediamente all’interno dei locali (n° persone x 400 = BTU aggiuntivi);
  • numero di elettrodomestici (potenza totale elettrodomestici x 3 = BTU aggiuntivi);
  • tipo di illuminazione (potenza in watt per ogni lampadina x 4,25 = BTU aggiuntivi);
  • superficie delle finestre e relativa esposizione (m2 delle finestre x 170 se esposte a nord, x 500 se a est-ovest, x 900 se a sud = BTU aggiuntivi).

Ognuno di questi fattori apporta una sua più o meno alta esigenza di BTU che vanno ad aumentare quelli del calcolo di base.
Altri fattori che influiscono sul calcolo dei BTU sono:

  • isolamento termico esistente
  • eventuali tende interne o esterne
  • superficie delle pareti e relativa esposizione
  • superficie dei soffitti

Calcolo BTU in ambienti più alti (o più bassi) dell’altezza standard

Se i locali che intendiamo condizionare sono di altezza diversa da 2,9 metri, considerata come altezza standard, la determinazione generica dei BTU necessari deriva dal seguente calcolo:

BTU= 25 x superficie totale in m2 x altezza ambiente in metri x 3,4

Climatizzatore a cassetta nel soffitto

Questo sistema si basa su moduli da installare a filo del controsoffitto; si presta per ambienti medio-grandi e l’unità interna a cassetta è provvista di deflettori su tutti i lati, perciò la distribuzione dell’aria è uniforme in tutta la stanza, con una rumorosità pressoché impercettibile e senza flussi d’aria diretti. Il raffrescamento è particolarmente efficace, in quanto per effetto dei moti convettivi l’aria più fresca tende spontaneamente a scendere verso il basso. Inoltre rimane quasi invisibile e non ha alcun ingombro; per contro è necessario definire da subito questo tipo di climatizzazione, per realizzare correttamente l’impianto
di collegamento all’unità esterna.

Come funziona il fancoil

Flusso in raffrescamento

I due disegni mostrano il funzionamento del sistema Multi-flow vane di Mistubishi Electric, in cui la bocchetta di mandata è caratterizzata da tre diversi deflettori ognuno studiato per ottimizzare la distribuzione dell’aria in diverse condizioni.
Nella modalità raffrescamento l’aria fuoriesce dal deflettore posteriore e viene deviata verso l’alto.

Flusso in riscaldamento

All’avviamento, una parte dell’aria riscaldata viene emessa dalla bocchetta superiore, mentre un’altra parte fuoriesce dalla bocchetta frontale e viene direzionata verso il basso, in prossimità della ripresa, in modo che venga in parte aspirata dall’unità così da permettere un più rapido innalzamento della temperatura.

Pulizia e manutenzione del condizionatore

Alcune operazioni di base possono essere effettuate in proprio, come la pulizia dei filtri dell’unità interna, accessibili rimuovendo il pannello frontale o il mantello; dietro a quello principale a rete, che trattiene le particelle più grossolane, ce ne sono altri che effettuano una depurazione più fine, vanno aspirati e soffiati con aria compressa e, all’occorrenza, lavati e asciugati. Dopo un certo tempo di attività, alcuni filtri devono essere comunque sostituiti, in base alle indicazioni del produttore. La polvere, tuttavia, si deposita anche su altre parti della macchina, per esempio lo scambiatore e le ventioe, perciò bisogna aspirare l’interno con un beccuccio abbastanza sottile, aiutandosi con un pennellino per le parti maggiormente incrostate. Lo stesso si fa con l’unità esterna, controllando inoltre che lo scarico della condensa non sia ostruito.
Queste semplici operazioni non garantiscono però una qualità dell’aria elevata, perché è insufficiente a rimuovere inquinanti, muffe e batteri che possono proliferare tra i componenti. Almeno una volta l’anno, ma sarebbe preferibile a ogni cambio di stagione nel passaggio da riscaldamento a raffrescamento e viceversa, è opportuno effettuare una sanificazione con prodotti specifici: si trovano anche per la pulizia fai da te, ma è consigliabile rivolgersi a personale qualificato, specialmente se la macchina è in garanzia, che può anche reintegrare eventuali carenze di gas refrigerante.

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