In altre stanze rivedere la disposizione dei mobili non comporta particolari problemi, ma per la cucina si è vincolati dalle predisposizioni impiantistiche, perciò è necessaria una progettazione accurata: deve durare molti anni, modifiche successive comportano disagi e costi aggiuntivi.
L’illuminazione naturale è importante: bisogna prima vedere se è possibile collocare zone operative sotto una finestra o a lato della portafinestra, valutando l’incidenza della luce. Bisogna rilevare rientranze o sporgenze delle pareti che possono vincolare nella disposizione dei componenti, quindi farsi una prima idea su dove predisporre (se già non ci sono) i punti di arrivo di acqua, luce, gas e dei relativi elettrodomestici, anche in base a dove si trovano (o andranno realizzati) i canali di evacuazione, per poi immaginare la disposizione degli altri mobili.
Vale la pena investire qualcosa in più per garantirsi comodità che possono rivelarsi utili, se non da subito, in futuro: per esempio, le basi a cassettoni al posto dei moduli con apertura ad anta che costringono a chinarsi per accedere al contenuto, mentre invece, con l’estrazione totale, rimane tutto a portata di mano; si può ricorrere a cassetti anche al posto del comune zoccolo, possono arrivare fino a 27 cm di altezza e permettono di recuperare uno spazio prezioso e altrimenti non sfruttabile. Viene da sé che, effettuando queste scelte, bisognerà avere libero uno spazio maggiore davanti ai mobili. Ci sono soluzioni alternative alle ante a battente laterale anche per i pensili, come l’apertura a ribalta verso l’alto che permette un migliore accesso ed esclude la possibilità di contusioni se l’anta viene lasciata aperta durante gli spostamenti.
Che sia in blocco unico o divisa in più blocchi, si deve seguire una logica nella distribuzione delle zone funzionali.
Superficie e forma del locale condizionano la disposizione della cucina: per quella lineare, tutta su una parete, basta una larghezza di 160 cm e si cerca di sfruttare l’altezza con pensili e colonne; se il lato corto arriva a 200 cm si può pensare a una disposizione ad angolo.
La cucina a binario, ovvero con i mobili disposti frontalmente sulle pareti lunghe, richiede una larghezza di almeno 240 cm ed è preferibile che sui lati da attrezzare non ci siano porte o finestre; è possibile, in questo caso, dare alla cucina una configurazione a golfo attrezzando anche uno dei lati corti. Per la disposizione a isola o a penisola bisogna che tutt’attorno a queste due appendici si disponga di almeno 80 cm di spazio libero, perciò serve un ambiente mediamente grande.
Individuata la configurazione che fa al caso proprio, è importante curare il “percorso”, ovvero dislocare gli elettrodomestici secondo le fasi successive di preparazione dei cibi, per evitare di sprecare tempo ed energie “zigzagando” tra frigorifero, lavello, forno e piano di cottura.
All’interno della cucina il cibo compie un autentico percorso nel passaggio da crudo a cotto e l’organizzazione dev’essere tale da evitare di spostarsi inutilmente da una parte all’altra. Idealmente si possono identificare tre zone: stoccaggio (frigorifero e dispensa), lavaggio e cottura, possibilmente intercalate da spazi di lavoro. Se si dispongono queste zone in successione e si disegna idealmente un “triangolo operativo” si evitano inutili percorsi casuali che fanno perdere tempo ed energie; anche la relativa vicinanza tra le zone è importante, la somma dei lati di questo triangolo non dovrebbe superare i 650 cm.
I siti internet di alcuni produttori permettono di simulare diverse combinazioni a seconda dei modelli di cucine. Si forniscono le misure e sulla pianta del locale si possono collocare virtualmente i moduli, nonché ricevere consigli sulla disposizione.
In una cucina le apparecchiature elettriche non si contano: alcune sono collegate stabilmente (frigorifero, lavastoviglie, forno ecc) mentre altre solo quando serve (frullatori, planetarie, tostapane ecc). Le prese elettriche tradizionali sono installate a non meno di 17,5 cm dal pavimento (ma in cucina, per maggior sicurezza, è usuale installarle a 30 cm) e se gli elettrodomestici fissi vengono collegati a esse occorre smontare mezza cucina in caso di guasto.
Conviene installare un quadro elettrico con prese sezionabili nel vano sottolavello, facilmente ispezionabile, potendo così escludere ogni singolo elettrodomestico in caso di manutenzione o sostituzione.
Le prese ausilarie vengono installate per lo più poco sopra il piano di lavoro e sul loro numero non conviene lesinare. In molte operazioni di cucina possono servire più apparecchiature elettriche in successione e inserire o disinserire spine in continuazione non è piacevole, né consigliabile per motivi di usura e sicurezza; in più si deve magari caricare il cellulare o altri dispositivi a batteria. Va ricordato che bisogna rispettare una distanza di almeno 60 cm sia dal lavello sia dal piano cottura.
L’impianto elettrico riguarda ovviamente anche le luci e i loro relativi punti di comando: bisogna illuminare efficacemente, senza abbagliamento o zone d’ombra, le zone operative, ma disporre anche di un’illuminazione generale; tutte queste fonti devono poter essere selezionate singolarmente. Infine, possono rendersi necessarie altre predisposizioni elettriche per citofono, rilevatori di fumo o di gas, termostato e altro ancora, perciò il progetto va elaborato meticolosamente tenendo conto di tutte le possibili esigenze.
Stando al Documento Programmatico di Bilancio, in attesa della Legge di Bilancio per il 2022, il Bonus Ristrutturazioni e il Bonus Mobili dovrebbero essere prorogati anche per l’anno venturo. Sono strettamente collegati (e cumulabili) in quanto, per poter accedere al secondo, bisogna per forza effettuare uno degli interventi previsti dal primo.
Chi esegue interventi di manutenzione straordinaria (anche ordinaria su parti comuni, nei condomini), restauro, risanamento conservativo di immobili residenziali, può portare in detrazione dall’IRPEF il 50% della spesa sostenuta
(a 10 rate annuali di pari importo) per un importo massimo di spesa di 96.000 euro.
Nel caso specifico, c’è chi lo chiama “Bonus Cucine”, ma gli arredi possono riguardare altri ambienti della casa.
Infatti, chi, a seguito di una ristrutturazione conforme a quanto sopra, decida di acquistare arredi ed elettrodomestici, può portare in detrazione il 50% della spesa sostenuta alle stesse condizioni, con un tetto massimo di 16.000 euro (perciò il massimo detraibile è 8.000 euro). Il bonus è applicabile su elettrodomestici almeno in classe A (A+ per forni e lavasciuga) e mobili come tavoli, sedie, credenze, armadi, letti, divani, poltrone, librerie, cassettiere; sono esclusi porte, pavimenti, tessili e altri complementi d’arredo.
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