Negli ultimi anni si è assistito a un aumento delle richieste per il cambio di destinazione d’uso degli immobili. Le esigenze abitative, lavorative e commerciali sono mutate, e con esse anche il modo in cui si sfruttano gli spazi. Trasformare un magazzino in abitazione, un’abitazione in ufficio o un garage in negozio è oggi una possibilità concreta, ma strettamente regolata dalle normative urbanistiche e edilizie.
Prima di procedere con l’intervento è necessario valutare la compatibilità dell’immobile con la nuova funzione, verificare i regolamenti comunali e ottenere le necessarie autorizzazioni. In alcuni casi, il cambio comporta anche variazioni catastali e adempimenti fiscali.
Con la locuzione cambio di destinazione d’uso si intende la modifica della funzione urbanistica di un immobile, ovvero il passaggio da una categoria funzionale a un’altra (per esempio trasformando un’abitazione in locale commerciale, o un ufficio in abitazione). Le principali categorie previste dalla normativa italiana sono:
Il cambio può essere urbanisticamente rilevante o non rilevante, a seconda che comporti o meno un passaggio tra categorie funzionali diverse. La distinzione è fondamentale, poiché incide sul tipo di procedura amministrativa necessaria.
Il cambio di destinazione d’uso è consentito solo se conforme agli strumenti urbanistici vigenti e alle norme edilizie locali. Ogni Comune stabilisce quali destinazioni sono ammesse per ogni zona del territorio, indicando eventuali limiti o vincoli.
Tra i principali fattori da considerare:
È inoltre necessario che l’immobile rispetti i parametri minimi richiesti per la nuova funzione (altezza, superficie finestrata, accessibilità, dotazioni impiantistiche).
La normativa distingue tra cambio con opere e senza opere, e tra cambio urbanisticamente rilevante o non rilevante.
In sintesi:
Per ogni caso, è fondamentale affidarsi a un tecnico abilitato che verifichi le condizioni specifiche e predisponga la documentazione necessaria.
Una volta effettuato il cambio, è obbligatorio aggiornare la destinazione catastale dell’immobile. L’aggiornamento deve essere presentato all’Agenzia delle Entrate entro 30 giorni dalla fine dei lavori attraverso il modello DOCFA.
Il mancato aggiornamento può comportare sanzioni amministrative e la non conformità urbanistica e catastale, ostacolando eventuali compravendite o interventi futuri.
Il cambio destinazione d’uso può incidere anche dal punto di vista fiscale. Ad esempio, trasformare un’unità in abitazione principale comporta una variazione della rendita catastale, e quindi dell’IMU o della TARI. Inoltre, per alcuni interventi può essere prevista l’applicazione del contributo di costruzione.
Le aliquote variano in base al Comune, alla destinazione originaria e a quella finale. In alcuni casi sono previste agevolazioni, come ad esempio per il recupero di locali accessori (solai, sottotetti, ex laboratori) a fini abitativi.
È possibile anche procedere con un cambio parziale, ovvero relativo solo a una porzione dell’unità immobiliare. Questa soluzione viene spesso adottata per trasformare una stanza in studio professionale, oppure per destinare parte dell’abitazione ad attività ricettive come B&B.
In questo caso, devono essere garantite:
Ci sono casi in cui il cambio destinazione d’uso non è ammesso. Ad esempio:
Anche immobili condominiali possono presentare limiti, in base al regolamento o alla destinazione d’origine, soprattutto se il cambio comporta modifica d’uso delle parti comuni o aumento del carico urbanistico.
Negli ultimi anni si è cercato di semplificare le procedure per il cambio destinazione d’uso, soprattutto nel contesto della rigenerazione urbana. Il Decreto Semplificazioni (DL 76/2020) ha introdotto importanti novità, tra cui:
Questi aggiornamenti mirano a incentivare il recupero del patrimonio edilizio esistente e a ridurre il consumo di suolo.
Il cambio destinazione d’uso è una procedura che può aumentare notevolmente il valore e la funzionalità di un immobile, ma richiede una valutazione attenta dal punto di vista urbanistico, tecnico e fiscale. Conoscere le normative, affidarsi a professionisti qualificati e verificare la compatibilità con gli strumenti urbanistici comunali è essenziale per evitare sanzioni o interventi inefficaci. In un’ottica di riuso e rigenerazione urbana, trasformare spazi esistenti in nuove funzioni rappresenta una scelta strategica, sostenibile e in linea con le esigenze abitative e lavorative contemporanee.
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