Chef per formazione, pioniere dello show cooking televisivo, conduttore e produttore di innumerevoli trasmissioni famose, oggi Simone Rugiati si considera un artista a tutto tondo.
Un professionista poliedrico, un personaggio vulcanico che “buca” lo schermo, un influencer potente sui social che, però, non ha mai perso la sua grande passione per la cucina, autentica, e per la convivialità, come dimostra anche la sua nuova casa, a Milano. Un appartamento di circa 200 metri quadri, in zona Sarpi, in cui la personalità di Simone si esprime al 100% attraverso scelte sempre originali.
Il principio dell’accoglienza e della condivisione sembra aver guidato anche la scelta della tua nuova casa milanese…
È stata una scommessa con me stesso. Quando ho deciso di trovare una soluzione definitiva a Milano ho cercato prima di tutto una casa che avesse un grande soggiorno, molto luminoso e il più possibile vicino al mio Food Loft, lo spazio in zona Sarpi dove lavoro e registro la maggior parte delle trasmissioni. Dopo una breve ricerca, ho visto questa casa e me ne sono innamorato subito perché era già tagliata esattamente come volevo io. Chi mi aveva preceduto aveva ristrutturato l’appartamento ricavando l’ampio salone da quattro stanze. Uno spazio inondato dalla luce da cui si vede corso Sempione da una parte e via Procaccini dall’altra. Realizzato dal proprietario precedente, un ingegnere, anche l’impianto luci è fantastico e ora lo arricchirò ulteriormente con funzioni domotiche.
Una casa già ristrutturata su misura per te, dunque, ma come hai scelto l’arredamento?
La mia vita è piena di mille impegni e proprio per questo ho voluto arredare la mia casa facendo tutto con calma e soprattutto decidendo da solo, senza affidare ad altri la scelta di oggetti e arredi che invece mi piace trovare, e provare, da solo. Ho inserito anche dettagli che non sono dei pezzi di arredamento classici, vedi il mio sacco da pugile in bella vista nell’open space, ma sono funzionali a ciò voglio fare ed essere.
Il divano, ad esempio, l’ho disegnato io e l’ho fatto realizzare utilizzando un rivestimento in pelle che praticamente hanno fatto apposta per me. Ho anche fatto inserire delle prese Usb per essere ancora più comodo quando finalmente posso rilassarmi a casa.
A questo proposito, quanto tempo trascorri a casa e come lo vivi, visto che sei spesso fuori per lavoro?
Faccio un lavoro molto stressante, e gli impegni sono sempre di più, ma oggi vivo la mia casa molto più di prima. Posso dire che mi sono anche molto divertito a “metterci le mani”. E’ diventata un po’ il mio rifugio, che condivido solo con i miei amici più cari. Non è uno spazio pubblico, per quello c’è già il Food Loft, e non volevo una casa da show, da fare vedere agli altri, ma solo un luogo da godermi in totale libertà e relax.
Pezzi originali, un gusto un po’ industrial, tanto ferro e legno. Cosa ha ispirato lo stile della tua casa?
Il mio appartamento precedente era proprio davanti allo show room di Boffi, in via Solferino, ed è li che ho visto e mi sono innamorato di una grande specchio con la cornice in ferro. Costava una follia, ma io lo amavo…e alla fine me lo sono comprato. L’effetto “saldatura” ha ispirato altri mobili in ferro, fatti realizzare da artigiani su disegno di Andrea Castrignano, e ha determinato in gran parte l’arredamento anche della mia nuova casa.
Lo specchio, che precedentemente era in camera da letto, ora è proprio al centro del soggiorno. Ho scelto anche dei mobili di Dialma Brown in legno, molto caldi e sempre particolari. In genere mi piacciono le cose un po’ strane e oggi posso anche assecondare la mia passione per le opere d’arte (ceramiche, quadri, statue o maschere di cui sono collezionista) che scopro e compro quando vado in giro per lavoro o, meglio ancora, in vacanza . Ad esempio, sono stato in Puglia dove ho conosciuto un artista che dipinge delle anfore da olio antiche. Per me sono bellissime e le ho messe nella nuova casa. Magari non stanno benissimo ma io le amo e mi ricordano le vacanze. In Toscana, invece, ho comprato dei quadri da dei giovanissimi artisti che mi hanno affascinato. Su una delle pareti, infine, ho fatto dipingere un murales che racconta altre mie passioni, prima tra tutte quella per la pesca, le isole e il mare dove vorrei vivere o il numero 4 , il mio numero portafortuna, il numero di maglia quando giocavo a pallamano.
A proposito di passioni, arriviamo in cucina, il luogo dove più di ogni altro si esprime l’esistenza di Simone Rugiati…
La cucina è parte integrante della zona giorno e ancora una volta nasce da un mio disegno che ho sviluppato insieme all’architetto di Stosa, l’azienda che l’ha realizzata e di cui sono stato testimonial per alcuni anni. Ci tenevo ad avere una cucina del tutto originale e ho chiesto una finitura molto particolare, che loro non avevano in catalogo. Volevo che fosse coerente con lo stile della casa, e ho scelto un legno con un effetto grigio canna di fucile, quasi metallico, caratterizzato da bulloni a vista. Un gusto industrial molto caldo accentuato dal legno di recupero del bancone, che ha una mano volutamente molto ruvida, e dal top in un materiale tech che riproduce l’effetto di una pietra di fiume. Con queste finiture, era perfetto l’abbinamento con il ferro che ho scelto per la parte frontale della cucina. Un pannello, trattato appositamente con acidi per accentuarne l’aria vissuta.
Dal punto di vista funzionale, come hai allestito la tua cucina?
Premetto che la mia è una cucina da chef single e che, inoltre, parto avvantaggiato dall’avere uno spazio, a soli 150 metri da casa, completamente attrezzato con apparecchiature professionali dove posso preparare, anche in anticipo, qualsiasi piatto. Detto ciò, quando sono a casa voglio mangiare bene e ho attrezzato la mia cucina con gli strumenti che più utilizzo. Considerando che mangio tantissime verdure e che la mia alimentazione è al 75% vegetariana, non poteva mancare un forno a vapore e convenzione, di Gaggenau, che mi permette anche di cuocere più cose contemporaneamente. Ho anche un piano a induzione, sempre Gaggenau con il riconoscimento di posizione, una sorta di nave spaziale che funziona molto meglio di tante altre piastre, e che mi diverto da usare quasi come se fossi un DJ.
Inoltre, per razionalizzare il poco tempo a disposizione, ho impostato la cucina sullo stoccaggio e la rigenerazione. In altre parole preparo le basi, per esempio i legumi che devono cuocere tanto, o le verdure, i brodi (tra i miei piatti preferiti ci sono le zuppe, i funghi, le vellutate e il farro). Cucino anche dieci porzioni, le metto nell’abbattitore sottovuoto in busta, pronte ad essere rigenerate quando torno a casa. Stesso procedimento per le basi: prendo la zucca intera mantovana biologica, ad esempio, cucino la polpa in diversi modi, la metto sottovuoto e poi la uso per fare i miei piatti a casa. Sono basi stoccate sottovuoto che poi tratto con microonde, forno a vapore, forno tradizionale, induzione. Perché così non ho nemmeno il problema di fumi e di odori, anche se con la mia cappa Elica, anche lei con un’estetica personalizzata, non avrei comunque problemi.
Come nasce la tua passione per la cucina?
Ho sempre voluto fare il cuoco e fin dall’infanzia avevo dei gusti precisi. A poco più di quattro anni chiesi di cucinarmi degli scampi invece che dei gamberi perché li trovavo più delicati. Da piccolo facevo anche i dolci con la sabbia, mentre quando ero già alle medie cucinavo e portavo le tartine a scuola. Grazie alle mie due nonne, entrambe bravissime in cucina, ho sempre mangiato molto bene e ho potuto apprezzare ingredienti genuini e molto buoni. Sempre una delle mie nonne, mi portava al frantoio, dove vedevo come veniva estratto l’olio, uno degli ingredienti che amo di più, e tutto questo mi affascinava.
Il rispetto per la materia prima è ancora oggi alla base della mia cucina e dei miei gusti. Per me una zucchina può valere più di un filetto, se la zucchina è biologica, raccolta quel giorno.
Gli ingredienti li vedo come materia, come dei colori per fare un quadro. Se un prodotto è acido, ad esempio, so che può star bene con un altro che è grasso. In definitiva, nella combinazione cerco l’armonia, anche attraverso abbinamenti originali e non per puro rispetto della tradizione, che nel mio caso è legata alla regione toscana. Professionalmente, poi, sono cresciuto a Parma, dove ho lavorato con chef provenienti da tutta Italia e quindi non sono assolutamente campanilista. Da qui deriva la mia apertura totale.
Invece come è nata la passione per il piccolo schermo?
Avevo solo 22 anni ed è stata soltanto una casualità. All’inizio ero anche spaventato perché la credevo una distrazione dal mio vero lavoro. Invece la televisione ha permesso che si potenziasse e si definisse la mia carriera professionale come chef, e se all’inizio temevo che fosse un modo per perdere la strada, adesso è diventata la mia strada. Per questo ho scelto di non aprire un mio ristorante, così posso dedicarmi al 100% a queste attività. Sono sempre stato controcorrente, e forse, quando tutti faranno sempre di più il mio lavoro, io aprirò il mio ristorante!
In verità, quando penso al mio futuro vorrei smettere di lavorare sette giorni su sette e vorrei più tempo per me e per le mie passioni, prima tra tutte la pesca.
E pensando proprio al mare, Simone conclude con un ultimo dettaglio. “Avevo previsto che la cucina fosse tagliata in due da un acquario, dove volevo mettere anche delle meduse. C’era qualche problema di carico, ma l’ho fatta predisporre e si può ancora fare…”
Scheda progetto
Foto di Nicola Pasquarelli